Papa Francesco, il ginecologo Viale: “Mi definì sicario per l’aborto”

Il ginecologo Silvio Viale critica la Chiesa cattolica sulla misoginia e i diritti delle donne, evidenziando il contrasto tra le posizioni religiose e le leggi italiane sull’aborto.

Il 23 aprile 2025, il ginecologo Silvio Viale, noto per il suo impegno a favore dei diritti delle donne e consigliere comunale a Torino per il gruppo +Europa/Radicali, ha rilasciato dichiarazioni significative riguardo alle posizioni della Chiesa cattolica sulla misoginia e sui diritti civili. Le sue parole, riportate all’Adnkronos Salute, mettono in luce un confronto diretto con le affermazioni di Papa Francesco, che lo ha definito “sicario” a causa della sua professione. Viale ha chiarito che, sebbene rispetti le posizioni della Chiesa, è fondamentale che queste non interferiscano con le leggi dello Stato.

Le parole di Silvio Viale sulla Chiesa e l’aborto

Silvio Viale ha affrontato il tema dell’aborto, sottolineando la sua esperienza come responsabile del Day hospital per la legge 194 presso l’ospedale Sant’Anna di Torino. Ha evidenziato come le parole del Papa siano state un insulto non solo per lui, ma per tutti i medici che praticano l’aborto in Italia. Con circa 4.500 ginecologi pubblici autorizzati a eseguire aborti, Viale ha fatto notare che 1.500 di loro sono stati etichettati come “sicari”. Tale terminologia, secondo Viale, non solo discredita i medici, ma offende anche le donne che decidono di abortire, in particolare nel contesto dell’aborto farmacologico, dove la donna assume le pillole autonomamente.

Viale ha insistito sull’importanza di rispettare le leggi italiane e ha affermato che, mentre riconosce la legittimità delle posizioni della Chiesa, queste dovrebbero rimanere nel loro ambito. Ha dichiarato: “L’importante è che si rispetti una legge dello Stato”, evidenziando la necessità di un dialogo costruttivo tra la medicina e le posizioni religiose.

Critiche alla Chiesa e alla sua visione sulle donne

Il ginecologo ha espresso una forte critica nei confronti della Chiesa riguardo alla misoginia persistente. Nonostante alcune aperture, come la possibilità per le bambine di fare da chierichette, Viale ritiene che la Chiesa non abbia fatto passi avanti significativi in termini di rispetto e diritti per le donne. Ha affermato: “Sulle donne, la misoginia della Chiesa non è cambiata con Papa Francesco“, sottolineando che, sebbene ci siano stati cambiamenti nel linguaggio, non c’è stata una reale accettazione dei diritti civili.

Inoltre, ha messo in evidenza la contraddizione tra le dichiarazioni di apertura sulla omosessualità e la realtà di una Chiesa che, secondo lui, non accoglie pienamente le diversità. Viale ha concluso la sua riflessione affermando che la polemica sui diritti civili e sulla posizione della Chiesa rimane aperta, evidenziando la necessità di un cambiamento culturale all’interno dell’istituzione religiosa.

Le dichiarazioni di Silvio Viale rappresentano un’importante voce di dissenso all’interno del dibattito pubblico sui diritti delle donne e sulla posizione della Chiesa cattolica, rivelando un contrasto tra le pratiche mediche e le posizioni religiose su temi di grande rilevanza sociale.

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