Il cuore killer: le giovani donne ignare dei rischi per la salute

L’indagine dell’Irccs Policlinico San Donato rivela scarsa consapevolezza delle donne lombarde sui rischi cardiovascolari, evidenziando la necessità di campagne di prevenzione mirate e personalizzate.

La recente indagine condotta dall’Irccs Policlinico San Donato, situato alle porte di Milano, ha rivelato dati allarmanti sulla consapevolezza delle donne lombarde riguardo ai rischi cardiovascolari. Lo studio, intitolato ‘A Call for Women’, ha coinvolto oltre 3.500 donne e ha messo in luce una significativa disinformazione su un tema cruciale: più di 6 su 10 delle partecipanti non sono a conoscenza che le malattie cardiovascolari costituiscono la principale causa di morte nel genere femminile. Gli autori dello studio avvertono che questa mancanza di informazione potrebbe avere conseguenze devastanti.

La ricerca e i suoi obiettivi

Lo studio ha come obiettivo principale quello di analizzare la conoscenza e la consapevolezza delle donne lombarde riguardo ai rischi legati alle malattie cardiovascolari. Coordinato da Serenella Castelvecchio, responsabile del Programma di Prevenzione cardiovascolare e Medicina di genere del Policlinico San Donato, il progetto si è focalizzato sulla Lombardia per le sue peculiarità demografiche ed economiche. La regione, infatti, vanta un elevato numero di abitanti e una ricca rete di istituzioni educative, fattori che la rendono un contesto ideale per la ricerca.

L’indagine ha rivelato che la consapevolezza sul rischio di malattie cardiache è ancora insufficiente. Solo poco più del 35% delle donne ha identificato correttamente le patologie cardiovascolari come la principale causa di morte, mentre circa il 42% ha erroneamente indicato il cancro. Questo scenario mette in evidenza la necessità di campagne di prevenzione più mirate e informate.

I profili delle donne lombarde

Attraverso un’analisi dei dati, lo studio ha identificato tre distinti gruppi di donne, ciascuno con caratteristiche e necessità specifiche. Il primo gruppo, denominato Cluster 1, include donne con un’età media di 53 anni, generalmente ben istruite e attive fisicamente, con una maggiore consapevolezza riguardo ai rischi cardiovascolari. Il secondo gruppo, Cluster 2, è composto da donne più anziane, con un’età media di 62 anni, che tendono ad avere un livello di istruzione inferiore e una maggiore incidenza di malattie croniche. Infine, il Cluster 3 comprende donne giovani, con un’età media di 38 anni, che mostrano un elevato livello di istruzione ma una scarsa consapevolezza dei rischi legati alla salute cardiovascolare.

Questa segmentazione è fondamentale per sviluppare strategie di prevenzione efficaci, poiché i dati rivelano che le donne più giovani, pur avendo accesso a informazioni e risorse, sono spesso le meno consapevoli dei pericoli che corrono.

Necessità di un approccio personalizzato

La ricerca sottolinea l’importanza di superare l’approccio standardizzato nella comunicazione e nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. I risultati mostrano chiaramente che ogni gruppo di donne presenta caratteristiche uniche che richiedono interventi su misura. Serenella Castelvecchio ha evidenziato come la personalizzazione delle campagne di prevenzione sia essenziale. Le malattie cardiovascolari, infatti, rappresentano la principale causa di morte a livello globale, con percentuali significative anche in Europa e in Italia.

Secondo i dati Istat di giugno 2024, il 37,7% dei decessi femminili in Italia è attribuibile a malattie cardiovascolari. È quindi cruciale sviluppare un nuovo approccio che prenda in considerazione le specificità delle donne, promuovendo educazione, empowerment e consapevolezza. Lo studio offre spunti preziosi non solo per la Lombardia, ma per l’intero territorio nazionale, suggerendo che le campagne di prevenzione debbano partire da dati concreti e dalle reali necessità delle donne.

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