Acque minerali: Altroconsumo rileva Tfa in 18 marche su 21, Mineracqua replica sui metodi di analisi

L’analisi di Altroconsumo rivela la presenza di Tfa in molte acque minerali italiane, scatenando polemiche con Mineracqua sulla sicurezza e la comunicazione dei risultati.

Un test recente realizzato da Altroconsumo ha messo in luce la presenza di Tfa (acido trifluoroacetico), un noto inquinante appartenente alla categoria dei Pfas, in molte delle 21 marche di acqua minerale naturale vendute in Italia. Questa indagine ha portato a sei bocciature per concentrazioni elevate di questa sostanza, generando un acceso dibattito tecnico-scientifico con Mineracqua, l’associazione che rappresenta le aziende produttrici di acque minerali.

Risultati dell’analisi di Altroconsumo

L’analisi condotta da Altroconsumo ha evidenziato che solo tre delle acque esaminate sono risultate prive di contaminazione da Tfa. Queste sono Blues Sant’Antonio (Eurospin), che ha ottenuto il riconoscimento di Migliore del Test e Miglior Acquisto, Conad Valpura (anch’essa premiata come Miglior Acquisto) e San Benedetto Eco Green Benedicta. In particolare, l’acqua Blues Sant’Antonio si distingue anche per il suo costo contenuto, pari a 0,17 euro al litro, un prezzo che coincide con quello di Conad Valpura.

D’altra parte, sei prodotti hanno ricevuto un giudizio complessivo negativo: Panna, Esselunga Ulmeta, Maniva, Saguaro (Lidl) e Levissima, quest’ultima penalizzata anche per un’elevata concentrazione di arsenico. Anche l’acqua Fiuggi è stata bocciata, a causa dell’impatto ambientale del suo imballaggio e per l’eccesso di arsenico. Nonostante la rilevazione di Tfa in gran parte dei campioni, ben 11 bottiglie su 21 hanno comunque ricevuto un giudizio complessivo buono, tenendo conto di fattori quali la composizione chimica, la presenza di altri contaminanti, l’imballaggio e l’etichettatura.

Per la valutazione dei livelli di Tfa, Altroconsumo ha preso come riferimento il limite massimo di Pfas totali previsto dalla nuova normativa sull’acqua potabile. L’associazione dei consumatori ha sottolineato che, sebbene le informazioni sulla pericolosità del Tfa per la salute siano ancora limitate, si ipotizza che possa avere effetti simili ad altri Pfas su fegato e salute riproduttiva. L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) è attualmente impegnata nella revisione della valutazione di questa sostanza, con una nuova opinione scientifica attesa per l’inizio del 2026.

La risposta di Mineracqua: comunicazione allarmistica

L’associazione Mineracqua ha fortemente contestato i criteri adottati da Altroconsumo, definendo la comunicazione “allarmistica e fuorviante per il consumatore”. Mineracqua ha evidenziato che la sicurezza delle acque minerali è garantita da una “limpida filiera dei controlli”, che coinvolge ASL, ARPA, procedure HACCP aziendali, analisi universitarie annuali e frequenti campionamenti presso i punti vendita.

In merito ai livelli di Tfa, Mineracqua ha puntualizzato che attualmente in Italia non esiste alcun limite per questa sostanza nelle acque potabili. Una bozza di decreto prevede un limite di 10 μg/L, ma non è ancora stata attuata. “Di conseguenza, non esiste attualmente alcun parametro ‘usato per garantire la sicurezza dell’acqua potabile'”, ha dichiarato l’associazione, chiedendosi “eccessivo rispetto a cosa?”. Mineracqua ha sostenuto che un’informazione trasparente avrebbe dovuto confrontare i risultati con le concentrazioni presenti nelle acque potabili, concludendo che l’eventuale presenza di Tfa nelle acque minerali è “comunque a livelli ben al di sotto di quelli riscontrati mediamente nelle acque potabili”.

Contestazioni sui metalli e i nitrati

Mineracqua ha anche contestato l’uso del termine “metalli pesanti” da parte di Altroconsumo per arsenico e alluminio, specificando che solo manganese e nichel rientrano effettivamente in questa categoria. L’associazione ha ricordato che i limiti per questi composti sono sempre stabiliti su criteri di sicurezza: il limite per l’arsenico è fissato a 10 μg/L sia per le acque minerali che per quelle potabili, rendendo equivalenti dal punto di vista tossicologico acque con concentrazioni diverse ma entro i limiti. Inoltre, è stato sottolineato che il manganese è un elemento essenziale e che per l’alluminio non esistono limiti di sicurezza specifici né per le acque minerali né per quelle potabili.

Per quanto riguarda i nitrati, Mineracqua ha spiegato che si tratta di “sali dell’acido nitrico” che costituiscono un nutriente vegetale essenziale, ampiamente presenti in natura e altamente solubili in acqua. “I nitrati rappresentano la forma azotata più facilmente assorbibile dall’apparato radicale dei vegetali” e sono quindi “un componente naturale” in frutta, verdura e cereali. L’associazione ha chiarito che i nitrati sono presenti in tutte le acque e “non sono (salvo casi specifici) indicatori di inquinamento”, ribadendo la propria critica all’approccio comunicativo di Altroconsumo.

Richieste normative di Altroconsumo

In chiusura del test, Altroconsumo ha richiesto che venga “vietata la produzione e l’utilizzo di Pfas” e che venga stabilito “un limite UE per il Tfa basato sulle evidenze scientifiche più recenti” per garantire la qualità dell’acqua nel lungo periodo. Attualmente, nell’Unione Europea non esiste un limite legale per il Tfa nelle acque superficiali, sotterranee o potabili.

Questo dibattito mette in evidenza le complessità legate alla valutazione della sicurezza alimentare in assenza di parametri normativi definitivi e sottolinea l’importanza di una comunicazione scientificamente accurata al consumatore, in attesa delle nuove valutazioni dell’EFSA previste per il 2026.

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