Allerta allergie in Italia: gli esperti della SIAEIC avvertono che il riscaldamento globale sta prolungando la stagione dei pollini, con conseguenze preoccupanti per la salute pubblica. Secondo le stime, la stagione pollinica si allunga di oltre un mese e mezzo a causa dell’innalzamento delle temperature, portando a un incremento dei sintomi allergici e a un raddoppio della mortalità tra gli anziani con patologie respiratorie.
Effetti del riscaldamento globale sulla stagione dei pollini
Il 20 marzo 2025, durante il congresso “Libero respiro” a Cetara, in provincia di Salerno, gli allergologi hanno sottolineato che il riscaldamento climatico sta modificando drasticamente il calendario pollinico. L’assenza di gelo invernale per un periodo di dieci giorni in più rispetto alla media storica ha portato l’inizio della stagione pollinica primaverile a verificarsi 25 giorni prima, con un’estensione autunnale che si prolunga di ulteriori 20 giorni. Complessivamente, gli italiani devono affrontare 45 giorni in più di sintomi allergici, come occhi arrossati, naso che cola e starnuti.
Le statistiche mostrano che oltre 10 milioni di italiani soffrono di allergie, con una particolare incidenza tra i bambini asmatici e gli anziani. Il 17% degli over 65 presenta problemi respiratori e, secondo gli esperti, il rischio di mortalità tra questa fascia di popolazione potrebbe aumentare fino al 116%.
Analisi dei dati climatici e impatti sulla salute
Nel 2023, l’Italia ha registrato un incremento di 10 giorni senza gelo rispetto alla media del periodo 1991-2020, collocandosi al terzo posto tra gli anni con il minor numero di giorni di gelo. Questi dati sono stati forniti dall’ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che monitora l’evoluzione climatica e i suoi effetti sulla salute. Vincenzo Patella, presidente della SIAEIC, ha spiegato che una diminuzione delle temperature sotto zero favorisce la crescita delle piante e la conseguente produzione di pollini allergenici.
L’aumento della CO2 nell’atmosfera, causato dall’inquinamento, contribuisce a una produzione maggiore di pollini, in particolare da graminacee e ambrosia. Una ricerca americana del 2022 ha previsto che, entro la fine del secolo, la produzione di pollini potrebbe aumentare fino al 200%, aggravando ulteriormente la situazione per chi soffre di allergie.
Rischi per la popolazione vulnerabile
Le conseguenze di una stagione pollinica più lunga e intensa si rivelano particolarmente gravi per i gruppi più vulnerabili, come i bambini affetti da asma e gli anziani con malattie respiratorie. Uno studio pubblicato a gennaio 2025 su BMC Public Health ha analizzato oltre 127.000 decessi in Michigan tra il 2006 e il 2017, evidenziando un legame tra i livelli di polline e la mortalità tra gli anziani con problemi respiratori.
I risultati hanno dimostrato che esposizioni elevate al polline di alberi decidui e graminacee aumentano del 81% il rischio di mortalità per malattie respiratorie croniche. In particolare, il polline di ambrosia ha mostrato un aumento del 116% della mortalità per BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) dopo sette giorni di esposizione. Non sono stati riscontrati legami tra i vari tipi di polline e la mortalità per cause respiratorie infettive.
Questi dati evidenziano come l’innalzamento delle temperature e l’allungamento della stagione pollinica possano avere un impatto sempre più significativo sulla salute respiratoria degli over 65, un tema che merita attenzione e interventi adeguati per proteggere la salute pubblica.
