Carne rossa e demenza: uno studio rivela il legame preoccupante per la salute cognitiva

Uno studio su oltre 130.000 partecipanti rivela un legame tra il consumo di carne rossa lavorata e un aumento del rischio di demenza, suggerendo che scelte alimentari più sane possono migliorare la salute cognitiva.
Carne rossa e demenza: uno studio rivela il legame preoccupante per la salute cognitiva - Salutextutti.it

Un recente e ampio studio condotto da rinomati istituti statunitensi ha sollevato forti preoccupazioni riguardo al consumo di carne rossa, in particolare quella lavorata, svelando un legame significativo con il rischio di demenza e declino cognitivo. I risultati, pubblicati sulla rivista Neurology, elaborano dettagli cruciali su come determinate scelte alimentari possano influenzare la salute del cervello, suggerendo che un’alimentazione più sana potrebbe contribuire a ridurre i rischi associati a queste patologie.

La ricerca: un’indagine su oltre 130.000 partecipanti

Lo studio ha incluso 133.771 partecipanti, tutti di età superiore ai 49 anni, seguiti per un periodo di 43 anni. Durante il corso della ricerca, ben 11.173 di questi individui hanno ricevuto una diagnosi di demenza. Per raccogliere dati concreti, i partecipanti sono stati sottoposti a test periodici della funzione cognitiva e hanno compilato questionari relativi alle loro abitudini alimentari. Qui è emerso un dato significativo: coloro che consumavano quotidianamente una porzione pari a circa 85 grammi di carne rossa lavorata, equivalente a due fette di pancetta o un hot dog, presentavano un rischio del 13% più elevato di sviluppare demenza rispetto a chi ne consumava quantitativi minimi. Inoltre, è stato constatato che i punteggi nelle valutazioni cognitive erano inferiori nella fascia di soggetti con un alto consumo di carne lavorata, con un’accelerazione dell’invecchiamento cognitivo stimata in circa 1,6 anni per ogni porzione aggiuntiva di carne rossa consumata quotidianamente.

I rischi associati alla carne rossa lavorata e non lavorata

Analizzando il declino cognitivo auto-riferito, il team di ricercatori ha notato un aumento significativo del rischio tra coloro che consumavano carni rosse sia lavorate che non lavorate, come manzo, maiale e hamburger. Per coloro che riportavano un consumo di un quarto o più di porzioni di carne lavorata al giorno, il rischio di declino cognitivo auto-riferito aumentava del 14% rispetto a chi ne consumava quote minime. Inoltre, un incremento del 16% era riscontrabile nei soggetti che mangiavano una o più porzioni di carne non lavorata. Questo suggerisce che il tipo e la quantità di carne consumata possono avere ripercussioni significative sulla funzionalità cognitiva nel lungo termine.

Sostituzioni alimentari benefiche per la salute del cervello

Fortunatamente, lo studio ha anche evidenziato che apportare modifiche alla dieta può avere effetti positivi significativi. Sostituire le porzioni di carne rossa lavorata con alternative più sane, come frutta secca, legumi o pesce, potrebbe ridurre il rischio di demenza fino al 20%. Questi alimenti apportano nutrienti essenziali e antiossidanti, potenzialmente protettivi per il cervello. L’inclusione di questi cibi non solo offre benefici nutrizionali, ma potrebbe anche contribuire a una migliore qualità della vita e a un invecchiamento sano, riducendo i rischi associati a malattie neurodegenerative.

L’importanza di scelte alimentari consapevoli nel prevenire il declino cognitivo è evidentemente una questione di salute pubblica cruciale, meritevole di attenzione e ulteriori approfondimenti. Questi risultati non solo forniscono un allarme sui potenziali effetti nocivi della carne rossa, ma offrono anche un’opportunità per promuovere un’alimentazione più equilibrata e salutare per il benessere del cervello e la longevità.

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