Chirurgia: intervento straordinario a Parma ripristina l’udito a un bimbo di 2 anni

Un bambino di 2 anni riacquista l’udito grazie a un intervento innovativo all’ospedale Maggiore di Parma, utilizzando un impianto nel tronco dell’encefalo.

Il 23 maggio 2025, un intervento innovativo ha permesso a un bambino di soli 2 anni, nato senza i nervi dell’udito, di acquisire la capacità di sentire. L’operazione, eseguita all’ospedale Maggiore di Parma, rappresenta un caso raro a livello mondiale, come evidenziato dall’azienda ospedaliero-universitaria. Grazie a un dispositivo uditivo impiantato direttamente nel tronco dell’encefalo, il piccolo ha avuto l’opportunità di uscire dal silenzio che lo circondava.

Un intervento complesso e innovativo

L’operazione, definita “estremamente complessa e rara”, è stata condotta dal Dottor Maurizio Falcioni, responsabile della Struttura di Otoneurochirurgia e Microchirurgia della base cranica laterale. Falcioni ha collaborato con il Dottor Maurizio Guida, elettrofisiologo dell’Università di Parma, per garantire il successo dell’intervento. L’impianto, noto come Auditory Brainstem Implant (ABI), è stato posizionato con precisione millimetrica e ha richiesto un monitoraggio attento dei nervi cranici durante il procedimento.

Il dispositivo impiantato, una piccola placca di 2,5 millimetri per 6, è dotato di 21 elettrodi ed è stato collocato a diretto contatto con il nucleo cocleare, una zona delicata del cervello. Grazie alla collaborazione tra i due specialisti, è stato possibile individuare il corretto posizionamento della placca stimolante, un elemento cruciale per il successo dell’intervento.

Attivazione dell’impianto e risultati incoraggianti

Un aspetto altrettanto delicato è stata l’attivazione dell’impianto, avvenuta in sala operatoria mentre il bambino era sotto anestesia generale. Guida ha eseguito una serie di stimolazioni e registrazioni per differenziare gli elettrodi capaci di evocare sensazioni acustiche da quelli che avrebbero potuto attivare nuclei pericolosi. Questa fase ha comportato la creazione di una “mappa cerebrale acustica” che consente al bambino di riconoscere i suoni.

Poco dopo l’attivazione, il piccolo ha mostrato segni di cambiamento nel comportamento, risultando più tranquillo. A otto mesi dall’intervento, grazie a un lungo processo di modifiche delle stimolazioni e a un costante monitoraggio logopedico, il bambino ha cominciato a riconoscere i suoni, migliorando anche la qualità della produzione vocale. I medici ritengono che l’impianto possa favorire una migliore comunicazione e uno sviluppo cognitivo più ricco.

Collaborazione multidisciplinare e innovazione medica

Il successo di questo intervento è attribuibile alla sinergia tra diverse competenze presenti all’interno dell’ospedale di Parma. Oltre al lavoro tra otoneurochirurgo ed elettrofisiologo, sono state fondamentali le collaborazioni con i reparti di Neuroradiologia, Anestesia pediatrica, Terapia intensiva pediatrica e Pediatria. Questa cooperazione multidisciplinare ha reso possibile un risultato che segna un passo avanti nella medicina e nell’ingegneria biomedica.

Falcioni ha sottolineato che questo intervento rappresenta una frontiera avanzata della medicina, realizzata grazie a esperti altamente specializzati. A livello internazionale, i centri capaci di eseguire operazioni di questo tipo sono molto limitati. Guida, con oltre 200 pazienti seguiti nella sua carriera, ha evidenziato l’importanza di un approccio tecnico e personalizzato, soprattutto quando si tratta di pazienti così giovani e non in grado di comunicare le proprie sensazioni durante il processo di stimolazione.

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