Congresso sin: la ricerca di terapie efficaci per la demenza nella popolazione anziana

Al Congresso Nazionale di Neurologia a Roma, esperti discutono l’importanza degli anticorpi monoclonali e delle terapie multimodali per affrontare la demenza, evidenziando sfide e rischi nella popolazione anziana.
Congresso sin: la ricerca di terapie efficaci per la demenza nella popolazione anziana - Salutextutti.it

La questione delle terapie per la demenza, in particolare per la malattia di Alzheimer, ha preso piede al 54esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia , in corso a Roma. In questo contesto, la professoressa Annachiara Cagnin, associata di Neurologia presso l’Università di Padova, ha evidenziato la necessità di sviluppare trattamenti specifici per la popolazione anziana, dove la demenza è particolarmente diffusa e le complicazioni aumentano. Le discussioni si sono focalizzate sull’efficacia degli anticorpi monoclonali e sull’importanza delle terapie multimodali.

Efficacia degli anticorpi monoclonali nella malattia di Alzheimer

Durante il congresso, la professoressa Cagnin ha presentato dati provenienti da studi clinici che rivelano come gli anticorpi monoclonali siano in grado di rimuovere l’amiloide dal cervello di pazienti con malattia di Alzheimer precoce. Sebbene i benefici cognitivi e funzionali siano stati riconosciuti, Cagnin ha precisato che questi miglioramenti non raggiungono quello che viene definito come la differenza minima clinicamente significativa. Gli anticorpi monoclonali, come il donanemab e il lecanemab, hanno già ricevuto approvazione in vari paesi, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, e sono attualmente sotto esame in altre nazioni.

Cagnin ha anche sottolineato che le terapie farmacologiche tradizionali, come gli inibitori della colinesterasi e la memantina, non hanno effetti significativi sul decorso della malattia, offrendo solo un modesto aiuto clinico. L’importanza dei biomarcatori di amiloide, tau e neurodegenerazione è stata ribadita come fondamentale per la selezione dei pazienti e il monitoraggio dell’efficacia dei farmaci biologici, rendendo evidente che la strada da percorrere è ancora lunga e complessa. L’uso di queste misure potrebbe infatti essere vitale per indirizzare le future ricerche.

Rischi e complicanze nel trattamento

Nonostante gli sviluppi nella terapia con anticorpi monoclonali, Cagnin ha avvertito che l’occorrenza di anomalie di imaging legate all’amiloide, come l’edema vasogenico e le microemorragie, è più frequente durante il trattamento. Questi eventi, sebbene spesso asintomatici o temporanei, possono risultare nelle loro manifestazioni più gravi e talvolta fatali. Questo mette in luce una delle sfide principali nella cura della demenza: la relazione tra i benefici attesi e i potenziali rischi associati ai nuovi trattamenti.

Attraverso il dialogo emerso durante il Congresso, è diventato chiaro che una strategia unicamente rivolta al targeting dell’amiloide potrebbe non essere sufficiente. Le future ricerche dovranno considerare approcci multimodali per affrontare i diversi meccanismi patogenetici della malattia e migliorare l’efficacia complessiva delle terapie disponibili.

Le sfide nella popolazione anziana

La professoressa Cagnin ha evidenziato che il problema della demenza è particolarmente accentuato nella popolazione anziana. Qui, la comorbilità e l’eziologia mista complicano ulteriormente il quadro clinico. La fragilità dei pazienti e la loro condizione complessiva possono influenzare drammaticamente la cognitività, creando così una barriera significativa all’identificazione di terapie efficaci.

La relazione tra biomarcatori, profili clinici e patologia si attenua nella popolazione anziana, suggerendo che le strategie terapeutiche devono tenere conto di variabili aggiuntive. Questa situazione costringe i ricercatori a riflettere su come le terapie possano essere adattate per rispondere alle necessità di un target diversificato, portando a un’urgente necessità di innovazione nella ricerca e nell’approccio alla cura.

Condivi su: