Il 2 maggio 2025, Marco Silano, direttore del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, Endocrino-Metaboliche e Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), ha fornito importanti chiarimenti riguardo al favismo, una condizione genetica che colpisce circa 400 mila italiani. Questo disturbo, che interessa lo 0,4% della popolazione italiana continentale, risulta particolarmente diffuso in Sardegna, dove la percentuale sale oltre il 14% e raggiunge punte del 25% nella provincia di Cagliari. In Sicilia, la prevalenza è dell’1%.
Le fave, alimento tradizionale della cucina italiana, rappresentano un potenziale pericolo per coloro che soffrono di questa condizione. Silano ha spiegato che il problema si verifica esclusivamente attraverso l’ingestione di fave, che possono provocare gravi reazioni avverse. Le persone affette da favismo devono prestare attenzione anche ad alcuni farmaci, come gli antimalarici, che contengono sostanze simili a quelle presenti nelle fave. È importante sottolineare che anche le infezioni possono scatenare sintomi simili.
Che cos’è il favismo e quali sono le sue conseguenze
Il favismo è un difetto enzimatico che colpisce a livello globale circa 500 milioni di persone. La condizione è causata dalla carenza dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD), il quale svolge un ruolo cruciale nelle reazioni chimiche del corpo. L’ingestione di fave da parte di individui portatori di questa alterazione genetica può innescare una crisi emolitica, portando a una anemia acuta non immune. I sintomi di questa condizione possono manifestarsi rapidamente, da poche ore fino a 1-3 giorni dopo l’assunzione delle fave. Tra i segni clinici ci sono stanchezza, febbre, tachicardia, dolori addominali, urine scure e ittero.
Il mito dei pollini e le raccomandazioni per i pazienti
Silano ha voluto sfatare un mito comune riguardo il favismo, chiarendo che non esistono evidenze scientifiche che l’inalazione dei pollini delle fave rappresenti un rischio per i portatori di questa condizione. Ha affermato: “Dopo la diagnosi, è possibile prevenire gli effetti indesiderati, poiché solo l’ingestione di fave provoca la crisi emolitica”. La presenza di fave in un locale non costituisce un pericolo per chi è affetto da favismo. È fondamentale che i pazienti evitino di mangiare fave e di assumere farmaci incompatibili, i quali devono essere sempre prescritti da un medico. Le crisi emolitiche sono gravi e richiedono un trattamento ospedaliero, ma esistono terapie efficaci per gestire la situazione.
