Fecondazione assistita: nuove opzioni senza ormoni riducono il rischio aborto per le over 40

Lo studio del gruppo Ivi dimostra l’efficacia del ciclo naturale modificato per donne over 40, con risultati comparabili ai cicli artificiali e minori complicazioni ostetriche.

Il gruppo Ivi ha presentato un importante studio durante il 41esimo Congresso annuale della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre 2025), tenutosi a Parigi dal 29 giugno al 2 luglio. La ricerca ha messo in luce la validità della tecnica del ciclo naturale modificato per le donne over 40, dimostrando che è possibile affrontare trattamenti di fecondazione assistita in modo meno invasivo e con risultati comparabili a quelli dei cicli artificiali.

Studio condotto da esperti

Un team di esperti, coordinato da Pietro Molinaro, ha condotto lo studio in collaborazione con centri di ricerca in Italia e Spagna. L’obiettivo era dimostrare che il ciclo naturale modificato (mNC-ET) non solo è un’alternativa valida al ciclo artificiale, ma offre anche risultati equivalenti in termini di tassi di nascita viva e riduzione del rischio di aborto. Mauro Cozzolino, specialista in medicina della riproduzione e direttore del Centro Ivi di Bologna, ha sottolineato l’importanza di questo approccio, che è stato testato su un campione di 16.579 donne di età compresa tra 40 e 49 anni, con un totale di 26.039 trasferimenti di singole blastocisti.

Approccio del ciclo naturale modificato

Nel ciclo artificiale, le pazienti devono assumere estrogeni e progesterone per un lungo periodo, mentre il ciclo naturale modificato si basa su un intervento minimo, rispettando il ritmo naturale del corpo. Cozzolino ha spiegato che il trattamento prevede il monitoraggio dell’ovulazione spontanea e un’iniezione di hCG per stimolare l’ovulazione al momento giusto. Questo approccio mira a creare un ambiente uterino favorevole all’impianto dell’embrione, utilizzando una dose di progesterone notevolmente ridotta rispetto ai protocolli tradizionali.

Risultati della ricerca

La ricerca ha evidenziato che le donne che ovulano naturalmente durante un trattamento di fecondazione assistita presentano meno complicazioni ostetriche, come ipertensione e preeclampsia. Questo ha portato gli autori a esplorare un approccio più fisiologico, con risultati sorprendenti: il tasso di successo del ciclo naturale modificato è del 40,2%, paragonabile al 41% del ciclo artificiale, ma con un tasso di aborto ridotto all’11,8% rispetto al 17,4% del protocollo tradizionale.

Impatto per le donne mature

La differenza, sebbene possa sembrare piccola, ha un impatto significativo per le donne più mature, poiché ogni aborto evitato rappresenta una riduzione del dolore e della frustrazione. Gli esperti hanno notato che molte donne trovano il ciclo naturale modificato meno stressante, grazie a un minor uso di farmaci e a un approccio più naturale. Questo aspetto è cruciale nel contesto della fecondazione assistita, dove il benessere psicologico gioca un ruolo fondamentale.

Analisi e personalizzazione dei trattamenti

Lo studio ha escluso variabili confondenti come patologie uterine e irregolarità ormonali, utilizzando analisi statistiche avanzate. Anche dopo queste correzioni, non sono emersi vantaggi significativi per il ciclo artificiale, confermando l’idea che i trattamenti possano essere personalizzati anche per le donne over 40 che hanno un ciclo regolare. I ricercatori hanno sottolineato che ridurre complicanze come preeclampsia e ipertensione non solo migliora gli esiti per le pazienti, ma contribuisce anche a ridurre i costi sanitari e gli accessi ospedalieri.

Prospettive future per la medicina della fertilità

Il team Ivi prevede di avviare ulteriori studi su larga scala per approfondire gli effetti del ciclo naturale modificato sugli esiti ostetrici e neonatali. L’obiettivo è rendere la medicina della fertilità sempre più personalizzata e rispettosa della fisiologia femminile, aprendo nuove possibilità anche per le donne over 40, un gruppo precedentemente escluso da trattamenti meno invasivi.

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