Fnopi: “A bordo della nave Vespucci, l’infermieristica si specializza”

L’infermiere Sandro Di Tuccio racconta le sfide e le emozioni del suo lavoro a bordo dell’Amerigo Vespucci, simbolo della Marina Militare Italiana, durante un viaggio intorno al mondo.

Sandro Di Tuccio, un infermiere di 53 anni e membro della Commissione d’Albo Infermieri della Fnopi, ha condiviso la sua esperienza di lavoro a bordo della storica nave della Marina Militare, l’Amerigo Vespucci. In un’intervista rilasciata il 1° giugno 2025, alla vigilia della Festa della Repubblica e della conclusione del viaggio intorno al mondo del veliero, Di Tuccio ha raccontato le sfide e le emozioni legate alla sua professione in un contesto così particolare.

Un viaggio indimenticabile a bordo dell’amerigo vespucci

Nel 2001, dopo aver completato il liceo e il diploma in infermieristica, Di Tuccio è entrato a far parte dell’équipe sanitaria della nave scuola Amerigo Vespucci. Questo veliero, simbolo della Marina Militare Italiana, non è solo un’imbarcazione ma un luogo dove si intrecciano esperienze di vita e professionale. L’equipaggio, composto da circa 450 persone, viveva in un contesto in cui le comunicazioni con la terraferma erano limitate, rendendo il lavoro di Di Tuccio ancora più cruciale. “Il giro del mondo è durato un anno e, durante questo periodo, mi occupavo sia della parte infermieristica che di quella clinica, poiché ogni membro dell’équipe aveva una doppia specializzazione“, ha spiegato.

La navigazione attraverso l’Oceano Pacifico ha presentato sfide uniche, come la traversata da Honolulu alla Polinesia, che ha richiesto 47 giorni di navigazione senza possibilità di soccorso immediato. “L’Amerigo Vespucci non consente l’atterraggio per gli elicotteri, quindi è fondamentale avere personale pronto a gestire qualsiasi emergenza“, ha sottolineato Di Tuccio, evidenziando la presenza di una sala operatoria e di uno studio radiologico a bordo.

Le difficoltà e le emozioni di un infermiere militare

Di Tuccio ha condiviso anche le difficoltà emotive legate al suo lavoro. “La partenza è sempre un momento struggente. È un’esperienza bellissima ma anche difficilissima. Ho lasciato i miei figli piccoli e, in alcuni periodi, sono rimasto 40 giorni senza comunicare, nemmeno tramite satellitare. Era come vivere in un limbo“, ha raccontato, evidenziando come queste esperienze possano influenzare la scelta di continuare o meno la carriera.

Un altro aspetto critico della professione è il riconoscimento del grado di ufficiale per gli infermieri. “A oggi, non abbiamo il riconoscimento che spetta a professioni come quella dei farmacisti e degli psicologi. Infermieri laureati e con dottorato di ricerca sono ancora considerati marescialli, mentre in altre parti del mondo sono ufficiali“, ha spiegato Di Tuccio, sottolineando l’importanza di risolvere questa disparità per incoraggiare le nuove generazioni a intraprendere la carriera di infermiere militare.

Un’esperienza formativa e indimenticabile

Nonostante le sfide, Di Tuccio ha evidenziato gli aspetti positivi del suo lavoro. “Essere parte dell’equipaggio della nave più bella del mondo è un privilegio enorme. Ogni giorno mi sento fiero di quello che faccio. Qui ho creato amicizie fraterne e legami indissolubili”, ha affermato, descrivendo come queste esperienze abbiano influenzato il suo approccio alla professione. “Mi porto dietro un forte senso del dovere e la capacità di trovare sempre una soluzione, anche quando ci si sente soli”, ha concluso, lasciando trasparire la passione e l’impegno che caratterizzano il suo lavoro.

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