L’ictus cerebrale è una delle principali cause di morte e disabilità nel mondo, colpendo una percentuale allarmante della popolazione, specialmente nei paesi a basso reddito. Recenti sviluppi nella ricerca e nella pratica clinica offrono nuove speranze per il trattamento e la prevenzione di questo grave disturbo. Durante il 54esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia , tenutosi a Roma, la professoressa Simona Sacco ha illustrato i progressi significativi nella gestione dell’ictus, accentuando l’importanza della tempestività nel trattamento.
L’ictus ischemico: la forma più comune
L’ictus ischemico rappresenta la forma predominante di ictus, causata dall’ostruzione di un’arteria cerebrale dovuta a trombi o coaguli di sangue. Negli ultimi anni, i miglioramenti nei trattamenti hanno contribuito ad abbattere la mortalità e le disabilità legate a questa condizione. Secondo la professoressa Sacco, la rimozione veloce del trombo attraverso farmaci o tecniche meccaniche è fondamentale per ridurre il rischio di danno cerebrale permanente. Attualmente, i farmaci somministrati per via endovenosa, come il tenecteplase, stanno guadagnando terreno rispetto all’alteplase, il trattamento standard fino ad ora. Questo nuovo farmaco si sta dimostrando più efficace e pratico da somministrare, e la sua disponibilità in Italia è attesa per l’anno prossimo.
Allo stesso modo, gli interventi meccanici per la rimozione dei trombi hanno visto notevoli miglioramenti, trasformando le operazioni di riapertura dei vasi cerebrali occlusi in procedure più efficaci e sicure. Inoltre, i progressi nelle tecniche di imaging, come la Tomografia Computerizzata e la Risonanza Magnetica , hanno rivoluzionato la diagnosi dell’ictus, permettendo l’uso di tecnologie avanzate che integrano l’intelligenza artificiale. Questi strumenti consentono ai medici di identificare pazienti con tessuto cerebrale salvabile anche dopo la finestra di trattamento standard di 4,5-6 ore, estendendola fino a 24 ore.
Ictus emorragico: gestione e innovazioni
L’ictus emorragico, sebbene meno comune, è la forma più grave e deriva dalla rottura di un vaso sanguigno all’interno del cervello. Gli sviluppi recenti nella gestione di questa condizione sono promettenti e potrebbero migliorare significativamente le prospettive di sopravvivenza. Durante il congresso, Sacco ha enfatizzato l’importanza di un controllo rapido della pressione arteriosa e della somministrazione di antidoti nei pazienti in terapia anticoagulante. Queste misure, insieme ad altre strategie di supporto, hanno dimostrato di essere efficaci nel migliorare gli esiti clinici.
Un’importante innovazione nella gestione dell’ictus emorragico è rappresentata dagli studi clinici che suggeriscono come l’evacuazione dell’ematoma attraverso cateteri miniaturizzati possa apportare miglioramenti significativi. Questa tecnica sta aprendo nuove opportunità terapeutiche per i pazienti colpiti da emorragie cerebrali, offrendo la possibilità di un intervento meno invasivo e più sicuro. Le implicazioni di tali sviluppi potrebbero trasformare il modo in cui i professionisti sanitari affrontano questa patologia, offrendo ai pazienti maggiori chances di recupero.
il futuro della cura dell’ictus
I progressi presentati dalla professoressa Simona Sacco al congresso della SIN rappresentano un passo fondamentale nella lotta contro l’ictus cerebrale. Con l’introduzione di nuovi farmaci e tecnologie avanzate e una migliore comprensione delle strategie terapeutiche, la comunità medica è meglio attrezzata per affrontare queste emergenze sanitarie. La continua ricerca e innovazione nel campo della neurologia promettono di migliorare le centrali delle persone colpite da ictus, riducendo il numero di vittime e migliorando la qualità della vita per i sopravvissuti.