I risultati di una recente indagine condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, offrono uno spaccato preoccupante della situazione nelle strutture sanitarie italiane. La survey ha coinvolto 216 unità operative distribuite su tutto il territorio nazionale, evidenziando gravi carenze nella gestione dei reparti di Medicina interna. La situazione è tale che molti pazienti sono costretti a ricevere assistenza su lettighe collocate nei corridoi, con un solo separé a garantire la loro privacy. Un dato allarmante è che l’85,6% dei reparti segnala una cronica mancanza di personale.
Il ruolo della medicina interna
La Medicina interna gioca un ruolo cruciale nel sistema sanitario, assistendo quasi la metà dei ricoverati, in particolare gli anziani e i pazienti con patologie croniche. Questi pazienti necessitano di trattamenti sempre più complessi, che richiederebbero un adeguato numero di letti e personale specializzato. Tuttavia, oltre la metà delle strutture è attualmente in overbooking, con un terzo dei ricoveri che potrebbe essere evitato grazie a una migliore gestione dei servizi sanitari territoriali e a una maggiore attenzione alla prevenzione. La survey di Fadoi ha messo in luce che l’85,6% dei reparti lamenta carenze di personale, un fattore che contribuisce ulteriormente alla pressione sui servizi.
Analisi della situazione attuale
Un’analisi approfondita rivela che la sottoutilizzazione dei posti letto è praticamente assente, con solo lo 0,46% delle unità operative che registra un tasso di occupazione inferiore al 50%. Circa il 40,28% dei reparti occupa tra il 70 e il 100% dei letti disponibili, mentre il 58,33% è in overbooking, superando il 100% di occupazione. Questa situazione comporta che i pazienti vengano assistiti in condizioni precarie e inadeguate. La mancanza di personale è una realtà per l’85,65% dei reparti, aggravando ulteriormente le difficoltà nel fornire assistenza di qualità.
Gestione dei ricoveri non necessari
Secondo Fadoi, la scarsità di letti e personale potrebbe essere gestita meglio se si evitassero i ricoveri non necessari, spesso causati dalla difficoltà di accesso ai servizi territoriali. Questi includono assistenza domiciliare, reparti di post-acuzie e lungodegenza, oltre al supporto dei medici di famiglia, la cui disponibilità è in calo. Questo scenario rende difficile per i pazienti ricevere le cure necessarie, aggravando la situazione complessiva.
Un ricovero su quattro potrebbe essere evitato
La survey rivela che un ricovero su quattro potrebbe essere evitato grazie a una rete di assistenza territoriale più efficiente. Nel 32,87% dei reparti, i letti che potrebbero essere liberati oscillano tra il 10 e il 20% del totale, mentre nel 37% dei casi si parla di una percentuale compresa tra il 21 e il 30%. Inoltre, nel 18,98% dei reparti, si stima che tra il 31 e il 40% dei ricoveri sarebbe evitabile con una migliore gestione del territorio. Questa percentuale supera il 40% nel 6,02% delle unità operative, prevalentemente situate nel Sud Italia.
Il tema della prevenzione
Il tema della prevenzione emerge come cruciale. Stili di vita poco salutari, scarsa adesione agli screening e coperture vaccinali insufficienti, unite a un finanziamento pubblico per la prevenzione tra i più bassi d’Europa, portano a un aumento dei ricoveri. Fadoi sottolinea che, nel 35,19% dei reparti, tra l’11 e il 20% dei ricoveri è attribuibile a una mancanza di prevenzione. Queste percentuali aumentano ulteriormente in altre unità operative, evidenziando l’urgenza di interventi mirati.
La riforma della sanità territoriale
La situazione dei dimessi dagli ospedali presenta un quadro più positivo. Secondo il report, la percentuale di pazienti dimessi con assistenza domiciliare integrata è salita al 43,98%, mentre il 26,85% viene trasferito in Rsa e il 21,30% in strutture assistenziali intermedie. Solo il 7,87% dei pazienti viene dimesso senza alcun supporto, né territoriale né ospedaliero.
La riforma della sanità territoriale, sebbene ancora in fase di attuazione, potrebbe portare miglioramenti significativi. La survey di Fadoi mette in evidenza un mix di speranza e scetticismo riguardo all’efficacia delle nuove Case e Ospedali di comunità, che dovrebbero essere operativi entro giugno 2026 per non perdere i fondi del PNRR. Queste strutture dovrebbero fungere da centri di riferimento per l’assistenza, coinvolgendo medici di famiglia, specialisti e altri professionisti della salute.
Secondo il 72,22% dei medici, le nuove Case di Comunità potrebbero ridurre i ricoveri, ma c’è attesa su come saranno realizzate. Anche gli ospedali di comunità, gestiti da personale infermieristico, dovrebbero facilitare le dimissioni dai reparti. Tuttavia, una parte dei medici rimane scettica, con il 20,37% che non prevede benefici significativi dalle nuove strutture. La survey evidenzia che una percentuale compresa tra l’11 e il 20% dei ricoveri potrebbe essere evitata con un funzionamento adeguato di queste strutture intermedie, suggerendo la necessità di un’implementazione efficace delle riforme.
