Un recente studio condotto in Italia ha messo in luce un legame significativo tra i livelli di microparticolato PM10 nell’aria e l’aumento del rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. La ricerca, coordinata dall’Unità di ricerca Epidemiologia e Prevenzione in collaborazione con diverse università e istituzioni, è stata pubblicata il 7 maggio 2025 sulla rivista npj Parkinson’s Disease. Questo lavoro offre nuove prospettive sulla prevenzione delle malattie neurodegenerative.
Dettagli dello studio
Il progetto ha analizzato un ampio campione della popolazione italiana, utilizzando i dati del progetto epidemiologico Moli-sani, che da vent’anni osserva circa 25.000 adulti residenti in Molise. Gli scienziati hanno valutato l’esposizione a inquinanti ambientali, in particolare le PM10, particelle di dimensioni inferiori a 10 micrometri. Queste particelle possono penetrare nelle vie respiratorie e essere assorbite dall’organismo, potenzialmente contribuendo a diverse patologie.
I dati utilizzati provengono dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Molise (Arpa Molise), che ha fornito informazioni da 14 stazioni di monitoraggio. Grazie a modelli geostatistici, i ricercatori sono riusciti a ricostruire il contesto ambientale in cui ogni partecipante ha vissuto nel corso degli anni. Incrociando queste informazioni con l’insorgenza di casi di Parkinson, è emerso un quadro allarmante.
Risultati e implicazioni
Alessandro Gialluisi, professore associato di Statistica medica presso l’università Lum e primo autore dello studio, ha sottolineato che un aumento dei livelli di PM10 è associato a un incremento significativo del rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. Questo legame è stato osservato in soggetti inizialmente privi di patologie neurologiche e risulta indipendente da altri fattori di rischio, come età, sesso e condizioni occupazionali. La ricerca supporta la teoria che le polveri sottili possano avere un ruolo cruciale nell’aumentare la probabilità di sviluppare questa malattia neurodegenerativa.
Un aspetto interessante dello studio riguarda la lipoproteina(a), una molecola nota per il suo ruolo nel rischio cardiovascolare. Questa molecola sembra interagire con l’alfa-sinucleina, suggerendo che potrebbe mediare la relazione tra PM10 e rischio di Parkinson. Tuttavia, ulteriori ricerche saranno necessarie per chiarire questo aspetto.
Contesto e futuro della ricerca
Il lavoro fa parte del progetto Pnrr Age-It, che si occupa degli effetti dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico sulle malattie legate all’invecchiamento. Licia Iacoviello, professore ordinario di Igiene generale e applicata presso l’università Lum, ha evidenziato che l’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali problematiche di salute pubblica a livello globale. Questo studio aggiunge un’importante informazione sui danni che l’esposizione agli inquinanti può causare, specialmente in una popolazione vulnerabile come gli anziani.
Alfredo Berardelli, professore emerito di Neurologia presso l’università La Sapienza di Roma, ha sottolineato l’importanza di comprendere i fattori ambientali che contribuiscono allo sviluppo della malattia di Parkinson. Identificare questi fattori è fondamentale per sviluppare strategie di prevenzione efficaci, che possano affiancarsi agli attuali sforzi nella ricerca farmacologica.
