Interruzione volontaria di gravidanza in Italia: un diritto disomogeneo e poco accessibile

L’indagine “Mai dati 2” dell’Associazione Luca Coscioni rivela gravi disuguaglianze nell’accesso ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza in Italia, evidenziando la necessità di dati chiari e accessibili.
Interruzione volontaria di gravidanza in Italia: un diritto disomogeneo e poco accessibile - Salutextutti.it

La questione dell’interruzione volontaria di gravidanza in Italia non è solo un tema di diritto, ma si configura anche come una questione di salute pubblica. L’Associazione Luca Coscioni ha messo in evidenza come l’accesso ai servizi e alle informazioni necessarie per esercitare questo diritto fondamentale sia tutt’altro che uniforme nel territorio nazionale. L’indagine “Mai dati 2“, condotta dalle giornaliste Chiara Lalli e Sonia Montegiove, ha cercato di fare luce sulla situazione attuale, evidenziando gravi carenze e una mancanza di monitoraggio sistematico.

L’accesso ineguale ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza

Il panorama dell’IVG in Italia presenta notevoli differenze da regione a regione. Mentre alcune aree possono contare su strutture sanitarie che forniscono un accesso più agevole all’interruzione di gravidanza, in altre si riscontrano ostacoli significativi che rendono questo diritto molto difficile da esercitare. L’indagine ha rivelato che oltre il 80% delle strutture mediche presenta un alto tasso di obiezione da parte dei medici, in alcuni casi anche al 100%. Questo significa che, in moltissimi ospedali, le donne si trovano di fronte a un numero molto limitato di medici disposti a effettuare l’intervento, costringendo così molte a spostarsi in altre località, in un contesto già di per sé difficile.

La mancanza di informazioni aggiornate e dettagliate sui singoli ospedali è un ulteriore ostacolo. Le ricercatrici Lalli e Montegiove sottolineano che per le donne è fondamentale avere dati specifici riguardo le strutture di riferimento, piuttosto che informazioni generali relative a regioni o aree più ampie. Allo stato attuale, la mancanza di una rete informativa adeguata conduce a scelte sbagliate, che possono avere ripercussioni gravi sulla salute delle donne e sulla loro libertà di scelta.

La mancanza di dati e la sua risonanza sociale

L’analisi condotta dall’Associazione Luca Coscioni ha evidenziato quanto poco siano accessibili i dati legati all’interruzione di gravidanza. Dalle richieste di informazioni fatte, in particolare alle regioni di Sicilia, Calabria e Abruzzo, non è giunta alcuna risposta soddisfacente. Nella maggior parte dei casi, i dati ricevuti erano parziali, obsolete o non specifici per ogni singola struttura sanitaria. Questo porta a un quadro in cui le donne non riescono a pianificare efficacemente il proprio accesso ai servizi, il che costituisce una violazione grave dei diritti.

Il vero problema emerge quando si considera l’importanza di avere accesso a informazioni riguardo alla percentuale di medici obiettori nelle singole strutture. In molti casi, queste informazioni sono oscurate o rese poco chiare, complicando ulteriormente il processo decisionale per le donne. La mancanza di dati attuali e precisi non solo genera confusione, ma rappresenta anche una forma di violenza istituzionale, come dichiarato da Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni. Senza un accesso adeguato ai dati, è difficile pensare a un’effettiva attuazione della legge 194, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza.

Appello alle istituzioni per il diritto alla salute

La richiesta principale dell’Associazione Luca Coscioni è rivolta alle istituzioni, affinché venga garantito l’accesso a dati disaggregati e trasparenti riguardo le strutture di IVG. È essenziale che le donne possano avere tutte le informazioni necessarie per fare scelte consapevoli in merito al proprio corpo e alla propria salute. Rimuovere gli ostacoli informativi e pratici sarà cruciale per garantire un diritto tanto fondamentale com’è quello alla salute.

La situazione attuale non può essere considerata accettabile. Serve un intervento deciso, affinché la legge 194 venga applicata in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, e affinché ogni donna possa avere accesso ai servizi di IVG senza frustrazioni o incertezze. Combattere per un acceso equo alle informazioni significa anche combattere per un futuro nel quale le scelte in ambito sanitario possano essere effettuate senza paura e senza barriere.

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