Le agenzie alimentari delle Nazioni Unite hanno pubblicato oggi un allarmante rapporto che mette in luce la crescente crisi della sicurezza alimentare in diverse regioni del mondo. Secondo l’analisi, nei prossimi sette mesi si prevede un aumento dei livelli di fame in aree già gravemente colpite come Gaza, Sudan, Sud Sudan, Mali e Haiti. L’impatto devastante della violenza armata è evidente e rappresenta il fattore principale alla base di questa emergenza alimentare. Le condizioni meteorologiche estreme e la crescente disuguaglianza economica amplificano ulteriormente il problema, rendendo la situazione critica in molti paesi in via di sviluppo. Gli esperti delle agenzie FAO e WFP avvertono che senza un intervento urgente, le prospettive per milioni di persone potrebbero diventare insostenibili.
Fame globale in aumento: le cause dell’emergenza
Il rapporto semestrale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e del Programma alimentare analizza il periodo che va da novembre 2024 a maggio 2025 e sottolinea come la violenza armata sia il principale motore dell’insicurezza alimentare. Paesi come Gaza e Sudan, già colpiti da conflitti prolungati, si trovano a fronteggiare un’ulteriore escalation della violenza, compromettendo l’accesso agli alimenti e alla fornitura di aiuti. Le condizioni meteorologiche, come le inondazioni e le periodiche siccità, non fanno altro che rendere più fragile la situazione delle popolazioni locali, già provate da anni di instabilità.
Il rapporto evidenzia anche che la disuguaglianza economica e gli elevati livelli di debito colpiscono pesantemente i governi dei paesi in via di sviluppo, limitandone la capacità di risposta di fronte all’emergenza alimentare. Questi fattori combinati stanno innescando una spirale di insicurezza che colpisce soprattutto i gruppi più vulnerabili, come donne e bambini, i quali soffrono le conseguenze più dirette della fame. Le Nazioni Unite sottolineano che un’azione umanitaria immediata e concertata a livello internazionale è fondamentale per evitare un disastro umano.
Gaza e Sudan: il rischio carestia si intensifica
Una delle situazioni più allarmanti è quella della Striscia di Gaza, dove la previsione è che circa il 41% della popolazione, cioè circa 876.000 persone, affrontino livelli di emergenza alimentare nei prossimi mesi. Inoltre, il 16%, più di 345.000 individui, rischia di cadere in una situazione definita di “catastrofe”. Questo scenario drammatico è aggravato dal numero crescente di sfollati, che ad ottobre 2024 ammontano a ben 1,9 milioni, ovvero il 91% della popolazione totale.
In Sudan, la crisi è altrettanto grave, con centinaia di migliaia di persone costrette a lasciare le proprie case a causa del conflitto. Il rapporto mette in evidenza che la sfida di affrontare la fame è cresciuta esponenzialmente, con un aumento significativo del numero di persone a rischio, che ha quasi raddoppiato i tassi di insicurezza alimentare tra aprile e luglio 2024 rispetto all’anno precedente. L’intensificarsi dei conflitti e le gravi inondazioni hanno ulteriormente messo a repentaglio la sicurezza alimentare, e le previsioni non sembrano promettenti per il futuro.
Mali, Haiti e ulteriori sfide umanitarie
Anche in Mali e Haiti, la crisi alimentare si aggrava a causa di fattori complessi. In Mali, l’escalation della violenza dopo il ritiro della missione di pace delle Nazioni Unite nel 2023 ha portato all’instaurarsi di blocchi stradali da parte di gruppi armati, ostacolando gli aiuti umanitari e aggravando l’insicurezza alimentare. Le interruzioni nei mezzi di sussistenza dei cittadini e l’aumento dei prezzi degli alimenti sono cause di grave preoccupazione.
Haiti affronta una combinazione devastante di violenza armata, crisi economica persistente e il rischio di uragani che potrebbero ulteriormente compromettere le risorse alimentari disponibili. La carenza di alimenti è una conseguenza diretta non solo della distruzione fisica delle coltivazioni, ma anche dell’interruzione delle reti commerciali e dei mercati.
Il ruolo delle Nazioni Unite e la necessità di un’azione concertata
Il rapporto delle Nazioni Unite mette in guardia sulla riduzione dei finanziamenti per gli aiuti umanitari, sottolineando come il 2024 segni il secondo anno consecutivo di calo. Dodici piani nel settore della sicurezza alimentare si trovano infatti in difficoltà, con carenze di finanziamento che superano il 75% in nazioni come Etiopia, Yemen, Siria e Birmania. È fondamentale che la comunità internazionale si mobiliti per garantire il supporto necessario a questi paesi, soprattutto alla luce delle stime di un ulteriore deterioramento della situazione.
I dati evidenziano un quadro allarmante, con un’ulteriore ondata di sfide umanitarie che attende il mondo se non si agirà tempestivamente. Le Nazioni Unite chiedono un’azione immediata e globale per prevenire una catastrofe alimentare su scala ancora più grande, che colpirebbe milioni di persone e comprometterebbe i progressi già fragili in materia di sicurezza alimentare.
