L’ictus rappresenta una sfida sanitaria sempre più attuale in Italia, dove si stima che 1 milione di persone conviva con le conseguenze di questa patologia. Questo articolo approfondisce le dichiarazioni di esperti del settore, il delicato tema della spasticità post-ictus e l’importanza dell’informazione per i pazienti. La Giornata Mondiale dell’Ictus, celebrata il 29 ottobre, costituisce un’ulteriore occasione per riflettere su queste problematiche e sulle necessità di una comunicazione chiara ed efficace.
Un problema sanitario emergente
L’ictus è la terza causa di morte in Italia e la principale causa di disabilità e invalidità. Quest’evento tragico, spesso percepito come riservato agli anziani, sta colpendo sempre più anche i soggetti giovani. L’associazione A.L.I.Ce. Italia Odv, sotto la guida del presidente Andrea Vianello, sottolinea l’urgenza di affrontare il tema dell’ictus senza timori e tabù. La vita dopo un episodio di ictus può riservare sfide considerevoli, non solo sul piano fisico, ma anche su quello psicologico e sociale. È essenziale creare un clima di apertura in cui i pazienti possano sentirsi sicuri nel condividere le loro esperienze e le loro paure.
L’ictus si manifesta con sintomi acuti e repentini, come debolezza di un lato del corpo, difficoltà nel parlare o nella comprensione e vertigini. La tempestività dell’intervento medico può essere determinante per limitare i danni. Tuttavia, l’impatto psicosociale della malattia va oltre la fase acuta: le persone colpite devono affrontare una lunga via di recupero, che spesso include la riabilitazione e un eventuale reinserimento nella vita quotidiana.
La spasticità: Un aspetto spesso ignorato
Un punto critico emerso da una recente indagine condotta da Elma Research è la scarsa informazione riguardo la possibilità di sviluppare la spasticità dopo un ictus. Questo disturbo, che si manifesta con rigidità muscolare e dolori, può impedire anche i gesti più comuni. Il 57% dei pazienti intervistati ha rivelato di non essere stato adeguatamente informato su questo rischio al momento delle dimissioni.
Andrea Vianello ha posto l’accento su quanto sia imprescindibile educare i pazienti sin dalla fase acuta dell’ictus. La spasticità non è solo un problema fisico: ha un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla capacità di autonomia dei pazienti. Spesso, chi ne soffre non è preparato ad affrontare gli spasmi, le contratture e il dolore che possono manifestarsi anche mesi dopo l’evento acuto. È dunque fondamentale che le informazioni sui rischi e sulle potenziali complicazioni vengano comunicate in modo chiaro e tempestivo ai pazienti e ai loro familiari.
L’impegno dell’associazione A.L.I.Ce. Italia Odv
A.L.I.Ce. Italia Odv si distingue per il suo impegno nella sensibilizzazione e nell’informazione riguardo l’ictus e le sue conseguenze. L’associazione mira a guidare i pazienti attraverso un percorso di riabilitazione ben strutturato e a fornire supporto durante il difficile rientro a casa. Vianello e il suo team lavorano quotidianamente per garantire che ognuno riceva le informazioni necessarie per affrontare questa nuova fase della vita con consapevolezza e determinazione.
L’educazione sui protocolli da seguire dopo un ictus è cruciale, tanto quanto il riconoscimento precoce dei segni della malattia. L’intervento tempestivo nei centri adeguati può fare la differenza e ridurre sensibilmente le possibilità di disabilità a lungo termine. Attraverso campagne di informazione e attività di sensibilizzazione, A.L.I.Ce. Italia Odv non solo si impegna a fornire supporto pratico, ma anche a promuovere una cultura della prevenzione e della conoscenza su questa condizione.
Con l’avvicinarsi della Giornata Mondiale dell’Ictus, l’appello rimane chiaro: rompiamo il silenzio e affrontiamo il tema dell’ictus con la serietà e la responsabilità che merita, affinché ogni paziente riceva il giusto supporto e tutte le informazioni necessarie per affrontare al meglio questa malattia.