Il 13 giugno 2025, presso il Congresso annuale della European Hematology Association (Eha) che si svolge a Milano fino al 15 giugno, il dottor Paolo Ghia, direttore del programma di ricerca sulla Leucemia linfatica cronica all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, ha presentato i risultati dello studio Amplify. Questa ricerca ha messo in evidenza l’efficacia della combinazione di due farmaci, l’acalabrutinib e il venetoclax, che possono essere somministrati per un periodo limitato di 14 mesi.
Leucemia linfatica cronica: una diagnosi insidiosa
Ogni anno, un gran numero di pazienti riceve una diagnosi di leucemia linfatica cronica (Cll), una forma di tumore del sangue che colpisce principalmente le persone anziane. Questa malattia spesso non presenta sintomi evidenti nelle fasi iniziali, rendendo la diagnosi particolarmente difficile. Quando i sintomi si manifestano, possono includere stanchezza persistente, febbre leggera, sudorazioni notturne, perdita di peso e ingrossamento dei linfonodi e della milza. La diagnosi di Cll segna un cambiamento significativo nella vita quotidiana dei pazienti, che devono affrontare una nuova realtà.
L’importanza di questo congresso risiede nel fatto che offre un’importante piattaforma per la condivisione di nuove scoperte e per discutere approcci terapeutici innovativi. La presentazione dello studio Amplify rappresenta un passo avanti nella lotta contro questa malattia, portando speranza a molti pazienti e alle loro famiglie.
Dettagli dello studio Amplify
Lo studio Amplify ha esaminato l’efficacia della combinazione di acalabrutinib e venetoclax, farmaci già utilizzati singolarmente nel trattamento della leucemia linfatica cronica. Secondo il dottor Ghia, questa combinazione ha dimostrato di essere significativamente più efficace rispetto all’immuno-chemioterapia tradizionale, ponendo così l’accento sulla necessità di aggiornare le pratiche terapeutiche attuali.
Ghia ha spiegato che il vantaggio principale di questa nuova terapia è la sua durata limitata a 14 mesi, dopo la quale il paziente può interrompere il trattamento. Questo approccio rappresenta un cambiamento significativo rispetto ai regimi terapeutici più lunghi e complessi, riducendo il carico di trattamento per i pazienti.
In aggiunta alla combinazione di acalabrutinib e venetoclax, Ghia ha anche menzionato l’uso di un terzo farmaco, l’obinutuzumab, un anticorpo monoclonale già noto nella cura della leucemia linfatica cronica. La combinazione di questi tre farmaci ha mostrato risultati ancora più promettenti nel controllo della malattia, suggerendo che un approccio combinato possa migliorare ulteriormente gli esiti clinici.
Prospettive future per i pazienti
Le scoperte presentate al congresso di Milano offrono nuove prospettive per i pazienti affetti da leucemia linfatica cronica. L’adozione di terapie più efficaci e con un periodo di trattamento limitato potrebbe migliorare la qualità della vita dei pazienti, riducendo al contempo l’impatto della malattia sulle loro vite quotidiane.
Il dottor Ghia ha sottolineato l’importanza di personalizzare le terapie in base all’età e alle condizioni generali dei pazienti. Sebbene la combinazione di farmaci possa essere più efficace, potrebbe risultare più complessa da gestire, rendendo necessario un approccio attento e mirato, specialmente per i pazienti più giovani e in buone condizioni di salute.
Il Congresso della European Hematology Association rappresenta quindi un’importante occasione per i professionisti del settore di aggiornarsi sulle ultime innovazioni e di discutere le migliori pratiche per il trattamento della leucemia linfatica cronica, portando così speranza a chi vive con questa malattia.
