Roma, 6 dicembre 2024– Il microbiota intestinale, una comunità complessa di microrganismi che svolge un ruolo cruciale nel metabolismo, nella regolazione immunitaria e nella risposta ai farmaci, è al centro di crescenti attenzioni scientifiche. Tuttavia, il proliferare di test diagnostici fai-da-te di dubbia validità scientifica ha creato un vero e proprio “Far West” diagnostico.
Per rispondere a questa emergenza, un panel di esperti internazionali, guidato dal dottor Gianluca Ianiro, ha elaborato un documento di consenso pubblicato su Lancet Gastroenterology & Hepatology. Questo lavoro rappresenta una pietra miliare per definire standard di qualità, regolamentare le pratiche diagnostiche e orientare la comunità scientifica verso applicazioni evidence-based.
L’importanza del microbiota intestinale
Il microbiota intestinale non è solo un regolatore delle funzioni digestive, ma è anche correlato a patologie intestinali ed extra-intestinali e alla risposta ai trattamenti, inclusi quelli oncologici. Nonostante le sue promettenti applicazioni, la scienza è ancora in fase pionieristica e mancano solide prove per integrare i test sul microbiota nella pratica clinica quotidiana.
“Il microbiota potrebbe diventare uno strumento diagnostico e terapeutico prezioso, ma servono standard rigorosi e un’educazione mirata della comunità medica,” afferma il professor Giovanni Cammarota, Ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Cattolica e direttore della UOC di Gastroenterologia al Policlinico Gemelli.
Il documento di consenso
Il documento, elaborato con il contributo di esperti come il professor Antonio Gasbarrini e la dottoressa Serena Porcari, delinea le best practice per i test sul microbiota, affrontando aspetti etici, organizzativi e tecnici. Tra le raccomandazioni principali:
- Stabilire criteri minimi per l’esecuzione dei test.
- Educare i medici sull’interpretazione e sull’uso clinico delle analisi del microbiota.
- Sviluppare un quadro regolatorio per ridurre l’uso inappropriato dei test commerciali.
“La standardizzazione proposta – sottolinea il professor Gasbarrini – rappresenta un contributo fondamentale non solo per la ricerca e la pratica clinica, ma anche per la formazione dei futuri medici.”
Applicazioni cliniche e sfide future
Al momento, l’unica applicazione consolidata del microbiota è il trapianto fecale per le infezioni ricorrenti da Clostridioides difficile. Altre potenziali applicazioni, come l’uso del microbiota per diagnosi precoci, stratificazione del rischio o guida ai trattamenti, richiedono ulteriori validazioni scientifiche.
“La caratterizzazione diagnostica del microbiota non è un semplice test di laboratorio – spiega il professor Maurizio Sanguinetti, Ordinario di Microbiologia presso l’Università Cattolica – ma uno strumento complesso che richiede competenze avanzate in microbiologia clinica e bioinformatica.”
Un passo verso la medicina personalizzata
L’obiettivo a lungo termine è integrare il microbiota nella medicina personalizzata. “La nostra speranza è che, attraverso linee guida condivise e studi clinici rigorosi, il microbiota possa diventare un alleato nella gestione di patologie gastroenterologiche e sistemiche,” conclude il professor Cammarota.
Questo documento di consenso segna un punto di svolta nella regolamentazione dei test sul microbiota. Offrendo una base scientifica e standardizzata, mira a evitare usi inappropriati e a garantire che la ricerca in questo campo possa tradursi in applicazioni cliniche affidabili e utili per migliorare la salute dei pazienti.
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