Francesco Passamonti, direttore della Struttura complessa di Ematologia del Policlinico di Milano e professore ordinario di Ematologia presso l’Università degli Studi di Milano, ha sottolineato l’importanza di avviare il trattamento con momelotinib il prima possibile nella storia clinica dei pazienti affetti da mielofibrosi. Durante il Congresso europeo di ematologia (EHA), che si svolge a Milano, Passamonti ha commentato i risultati dello studio clinico Simplify-1, evidenziando come un approccio precoce possa migliorare significativamente la sopravvivenza dei pazienti.
Importanza del trattamento precoce
Il 13 giugno 2025, Passamonti ha affermato che “iniziare precocemente il trattamento con momelotinib, un inibitore di Jak, può indurre un numero maggiore di pazienti a vivere più a lungo”. Questo dato rappresenta un cambiamento fondamentale nel modo in cui i medici affrontano la mielofibrosi, una malattia ematologica caratterizzata dalla produzione eccessiva di fibre di collagene nel midollo osseo. Il messaggio chiave emerso dalla conferenza è chiaro: è cruciale iniziare il trattamento con momelotinib il prima possibile.
La mielofibrosi è spesso accompagnata da sintomi debilitanti, tra cui anemia e affaticamento, che possono compromettere notevolmente la qualità della vita dei pazienti. Passamonti ha sottolineato che migliorare i livelli di emoglobina e ridurre l’anemia è essenziale per gestire efficacemente la malattia. I risultati dello studio presentato all’EHA hanno rivelato che i pazienti che iniziano il trattamento con momelotinib in una fase precoce mostrano una maggiore probabilità di raggiungere livelli di emoglobina superiori a 10 g/dL.
Risultati dello studio Simplify-1
I risultati dello studio Simplify-1 hanno dimostrato che momelotinib, recentemente approvato anche in Italia, presenta vantaggi significativi rispetto ad altri inibitori di Jak. Passamonti ha sottolineato che uno dei principali benefici è l’aumento del numero di pazienti che diventano trasfusione-indipendenti. Questo implica una riduzione del numero di trasfusioni necessarie e un innalzamento delle immunoglobuline a valori più elevati, migliorando così il benessere generale dei pazienti.
L’ematologo ha messo in evidenza come la gestione della mielofibrosi richieda un approccio multidisciplinare, in cui il trattamento precoce con momelotinib gioca un ruolo cruciale. La ricerca continua a dimostrare che una diagnosi tempestiva e un intervento precoce possono fare la differenza nella vita dei pazienti, portando a risultati migliori e a una qualità della vita superiore.
L’importanza di queste scoperte non può essere sottovalutata, poiché offrono nuove speranze per i pazienti affetti da mielofibrosi e per i professionisti del settore sanitario, che possono ora adottare strategie terapeutiche più efficaci.
