Al Congresso dell’Eshre, tenutosi a Parigi dal 29 giugno al 2 luglio 2025, sono emerse importanti informazioni sulla procreazione medicalmente assistita (Pma). Si è sottolineato che non bisogna scoraggiarsi dopo il primo tentativo di fecondazione, poiché circa 1 donna su 2 ha maggiori possibilità di successo alla seconda prova. Questo evento ha visto la partecipazione di esperti nel campo della fertilità, che hanno discusso le sfide attuali e le opportunità per migliorare i tassi di successo dei trattamenti di fertilità.
Impatto del cambiamento climatico sulla fertilità
Il documento presentato dall’Eshre ha messo in luce come l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici stiano influenzando negativamente la fertilità umana. Secondo il rapporto, l’aumento delle temperature e l’inquinamento sono correlati a un peggioramento della qualità del seme maschile, con conseguenze dirette sulla salute riproduttiva. Alberto Vaiarelli, ginecologo specialista in medicina della riproduzione e coordinatore scientifico del centro Genera di Roma, ha evidenziato che l’innalzamento delle temperature può ridurre la riserva ovarica nelle donne, danneggiando il potenziale riproduttivo e la risposta ai trattamenti di Pma.
Il rapporto rileva che circa 3 miliardi di persone nel mondo vivono in regioni vulnerabili ai cambiamenti climatici, il che potrebbe avere ripercussioni sulla salute di donne in gravidanza e bambini. Vaiarelli ha confermato che sempre più casi di infertilità sembrano essere legati a fattori ambientali piuttosto che a cause individuali. La qualità dell’aria e le temperature elevate sono fattori che possono compromettere la salute riproduttiva. In Italia, le attuali ondate di calore, con temperature che superano i 40°C, rappresentano un rischio concreto per la fertilità.
L’Eshre ha esortato a implementare politiche rapide per ridurre le emissioni di CO2 e migliorare la qualità dell’aria nei prossimi 20 anni, in linea con il Green Deal europeo. È fondamentale investire nella ricerca per comprendere meglio gli effetti dell’inquinamento sulla fertilità e migliorare le strategie di prevenzione.
Risultati della fecondazione assistita: il secondo tentativo offre maggiori possibilità
Durante il congresso, è stato presentato uno studio condotto dal gruppo Genera, che ha coinvolto oltre 1.200 coppie in cerca di genitorialità. I risultati dimostrano che le donne non dovrebbero arrendersi dopo un primo tentativo di fecondazione assistita andato male. Infatti, al secondo tentativo, circa il 50% delle pazienti è in grado di produrre un numero maggiore di ovociti e embrioni. Tuttavia, è importante non procrastinare: ripetere il tentativo in tempi brevi può aumentare significativamente le possibilità di una gravidanza a termine.
Secondo i dati del Registro Pma dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2022, quasi 88mila coppie italiane si sono rivolte alla procreazione medicalmente assistita, con un incremento del 2,3% rispetto all’anno precedente. I neonati nati grazie a queste tecniche sono stati 16.718, rappresentando il 4,3% del totale dei nati vivi in Italia. Lo studio ha voluto chiarire se il fallimento di un primo ciclo di trattamento influisca negativamente sulle possibilità di successo di un secondo tentativo e ha concluso che non vi è alcuna correlazione.
Vaiarelli ha sottolineato che spesso le pazienti tendono a giudicare le loro possibilità di successo basandosi sull’esito del primo tentativo, ma i risultati indicano che l’esito del primo ciclo non determina il secondo. La strategia migliore è procedere con una nuova stimolazione ormonale senza lasciarsi scoraggiare. Lo studio ha dimostrato che prima si effettua il secondo tentativo, maggiori sono le probabilità di successo.
I dati raccolti dallo studio Genera, che ha analizzato 1.286 secondi cicli di Pma dal 2015 al 2021, hanno mostrato che il 48% delle pazienti ha prodotto un numero maggiore di ovociti nel secondo tentativo. La competenza ovocitaria è migliorata nel 40% dei casi, e il numero di blastocisti è aumentato nel 43% dei cicli successivi. La tempistica tra il primo e il secondo tentativo è risultata cruciale: ogni mese di attesa è associato a una lieve diminuzione delle probabilità di successo.
Alla luce di questi risultati, gli esperti suggeriscono un cambiamento di prospettiva riguardo alla Pma, considerandola non solo come un singolo trattamento, ma come un progetto di genitorialità personalizzato. È essenziale adottare una visione a lungo termine, che possa includere più tentativi per raggiungere l’obiettivo di una gravidanza e, potenzialmente, di una famiglia.
