Nel corso dell’ultimo anno, il panorama della criminalità minorile in Italia ha mostrato un preoccupante incremento. Secondo i dati forniti dalla Criminalpol, il numero di omicidi perpetrati da minorenni è passato dal 4% nel 2023 all’11,8% nel 2024. Questo cambiamento, registrato il 23 maggio 2025, evidenzia un passaggio da 14 omicidi nel 2023 a circa 35 nel 2024, nonostante una diminuzione complessiva degli omicidi nel Paese. La situazione è allarmante anche per quanto riguarda le vittime minorenni, che sono aumentate dal 4% al 7% del totale.
Emergenza sociale e salute mentale
Il tema della violenza giovanile è stato al centro del secondo Congresso nazionale della Società italiana di psichiatria e psicopatologia forense (Sippf), che si svolge ad Alghero. Durante l’evento, gli esperti hanno sottolineato che l’aumento della criminalità tra i giovani rappresenta un’emergenza su più fronti: abuso di sostanze, disturbi psichiatrici in fase di esordio e disagio legato a contesti migratori. Questi fattori, come evidenziato dai rappresentanti della Sippf, richiedono un intervento immediato da parte delle istituzioni. Attualmente, si osserva una mancanza di progettualità, visione e finanziamenti adeguati, oltre a strutture insufficienti per affrontare la crisi.
Liliana Lorettu ed Eugenio Aguglia, presidenti della Sippf, hanno dichiarato che gli strumenti a disposizione per affrontare il disagio giovanile sono inadeguati. La psichiatria infantile è da anni sottofinanziata, mentre i servizi per adulti non si occupano delle problematiche legate ai minori. La frammentazione dei Dipartimenti di Salute mentale contribuisce a creare una situazione di emergenza, lasciando i giovani vulnerabili a esiti estremi e incontrollati.
La doppia diagnosi e le sfide del sistema
Un altro aspetto critico riguarda la doppia diagnosi, ovvero la coesistenza di disturbi psichiatrici e uso di sostanze. Secondo una revisione sistematica di 48 studi internazionali, circa l’80% degli adolescenti che fanno uso di sostanze presenta almeno un disturbo psichiatrico concomitante. Questi adolescenti spesso affrontano gravi difficoltà in ambito familiare, scolastico e giudiziario. Tuttavia, meno del 10% della letteratura analizzata si concentra specificamente sulla fascia giovanile, evidenziando una sottorappresentazione che riflette la mancanza di servizi integrati per i minori.
Lorettu ha messo in evidenza che attualmente non esiste una presa in carico integrata tra i servizi per le dipendenze e i Dipartimenti di Salute mentale. Ogni servizio opera in modo isolato, creando continui rimbalzi che lasciano i pazienti in una situazione di vulnerabilità. Questa criticità è particolarmente grave per i minori, per i quali la doppia diagnosi è in aumento e più difficile da trattare rispetto agli adulti. La mancanza di protocolli condivisi e di strutture ibride ostacola una valutazione integrata tra neuropsichiatria infantile e servizi per le dipendenze.
Il contesto migratorio e le sue conseguenze
La questione migratoria è un altro fattore che non può essere trascurato. Gli esperti avvertono che molti giovani immigrati, all’arrivo in Italia, si trovano a contatto con circuiti criminali legati allo spaccio e all’uso di sostanze. La mancanza di alternative, tutele e prospettive rende questi ragazzi facili prede della devianza. Quando si sviluppano disturbi psichiatrici, le strutture sanitarie e penitenziarie non sono pronte ad accoglierli, contribuendo così all’aumento della percentuale di immigrati irregolari tra gli autori di reati psichiatrici.
Aguglia ha sottolineato che è fondamentale investire in risorse, formazione e strutture intermedie per affrontare questa emergenza. È necessaria una strategia coerente per evitare che la pressione sociale e istituzionale venga semplicemente spostata da un sistema all’altro, senza mai risolvere i problemi alla radice. La situazione attuale richiede un intervento urgente per garantire un futuro migliore ai giovani in difficoltà.
