“Specialisti avvertono: l’Italia potrebbe trovarsi senza chirurghi”

La chirurgia in Italia affronta una crisi di vocazione, con il 50% dei posti vacanti e un tasso di abbandono del 20% nei corsi di specializzazione.

Il panorama della chirurgia in Italia si trova in una fase critica, come rivelato da un allarmante rapporto della Società Italiana di Chirurgia (SIC) e dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (ACOI). I dati, forniti il 8 aprile 2025, evidenziano che il 50% dei posti disponibili per i neolaureati rimane vacante e che il tasso di abbandono dei corsi di specializzazione raggiunge il 20% dopo il primo anno. Questo scenario preoccupante è stato discusso durante un congresso che si svolge a Napoli, presso l’Hotel Excelsior, dal 10 al 12 aprile, dove esperti del settore si riuniscono per affrontare il tema “Le grandi rivoluzioni in chirurgia”.

Il rischio di una carenza di chirurghi

L’allerta lanciata dai rappresentanti della SIC e dell’ACOI, tra cui Ludovico Docimo e Vincenzo Bottino, sottolinea il rischio che l’Italia possa trovarsi senza chirurghi in un futuro prossimo. Nonostante i progressi tecnologici che hanno caratterizzato la chirurgia negli ultimi anni, i giovani medici sembrano allontanarsi da questa specializzazione. I dati riportano che in alcune sedi non si è registrata alcuna iscrizione ai corsi di specializzazione in chirurgia, rendendo la situazione ancora più allarmante.

Il congresso di Napoli ha come obiettivo non solo quello di discutere le sfide attuali, ma anche di esplorare le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. Secondo le informazioni fornite, nel 2024 sono stati effettuati in Italia 14mila interventi chirurgici con tecniche robotiche, segnando un incremento del 40% rispetto all’anno precedente. Di questi, il 25% è stato eseguito in Campania, evidenziando l’eccellenza della chirurgia regionale, in particolare nel settore della chirurgia dell’obesità, dove si è registrato un aumento del 600% degli interventi negli ultimi quattro anni.

Le cause della crisi di vocazione

Le ragioni dietro questa crisi di vocazione tra i giovani chirurghi italiani sono molteplici. Docimo evidenzia che i rischi professionali, non adeguatamente tutelati a livello giuridico, insieme a un maggiore stress rispetto ad altre specializzazioni mediche, contribuiscono a disincentivare i neolaureati. Le aspettative di miglioramenti economici e di supporto da parte del Ministero della Salute sono al centro delle richieste dei chirurghi italiani.

Durante il congresso, si metterà in risalto anche la storia dei progressi scientifici in chirurgia, con un focus su figure emblematiche come Erich Mühe, pioniere della colecistectomia laparoscopica. Nonostante le critiche iniziali, il suo lavoro ha aperto la strada a tecniche oggi considerate standard. Bottino ricorda come, fino alla fine dell’Ottocento, l’appendicite fosse una condizione letale, e solo con l’introduzione di approcci mininvasivi si è potuto ridurre il tasso di mortalità.

Il futuro della chirurgia

Il congresso di Napoli prevede anche la premiazione di giovani chirurghi under 40 con il premio “Enrico Di Salvo“, in onore di un chirurgo napoletano noto per il suo impegno in missioni umanitarie. Le prospettive per il futuro della chirurgia appaiono incoraggianti, con Docimo che afferma che le nuove tecnologie robotiche, attualmente riservate a strutture universitarie e ospedali di grandi dimensioni, si diffonderanno sempre più. La riduzione dei costi delle apparecchiature e l’espansione dei percorsi formativi saranno fondamentali per attrarre nuove generazioni verso questa professione.

Il congresso non solo si propone di affrontare le problematiche attuali, ma anche di ispirare e motivare i giovani chirurghi a continuare a perseguire la loro vocazione, sottolineando che il progresso in chirurgia non è mai scontato, ma il risultato di impegno, innovazione e passione.

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