Il carcinoma uroteliale rappresenta una delle forme tumorali più diffuse a livello globale, con un’incidenza particolarmente elevata tra la popolazione maschile. Tuttavia, anche le donne stanno mostrando un aumento significativo dei casi. Il dottor Sergio Bracarda, direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni e presidente della Società Italiana di Uro-Oncologia (Siuro), ha recentemente sottolineato l’importanza della diagnosi precoce di questa malattia durante un evento di sensibilizzazione intitolato “Non girarci intorno”, organizzato da Merck in occasione del Bladder Cancer Awareness Month, il 26 maggio 2025.
Il carcinoma uroteliale: un problema crescente
Il carcinoma uroteliale, secondo le parole di Bracarda, è il quarto tumore più comune al mondo. Si stima che circa il 70-80% dei casi colpisca la vescica, mentre una percentuale minore interessa le alte vie escretrici, come ureteri e pelvi renale. Questa malattia è spesso difficile da diagnosticare precocemente, rendendo fondamentale la consapevolezza sui sintomi e sui fattori di rischio. Durante il tour di sensibilizzazione, Merck ha allestito un stand presso il villaggio del Giro d’Italia, dove i visitatori hanno avuto accesso a materiali informativi e opportunità di partecipazione a eventi educativi.
La diagnosi precoce e i sintomi da non trascurare
Bracarda ha evidenziato che uno dei principali segnali d’allerta per il carcinoma uroteliale è l’ematuria, ovvero la presenza di sangue nelle urine. Questo sintomo, tuttavia, può essere facilmente confuso con infezioni o altre condizioni infiammatorie, specialmente nelle donne. È cruciale non ignorare l’ematuria, anche se non deve generare ansia immotivata. La diagnosi precoce può essere effettuata attraverso diversi strumenti, partendo da un’ecografia delle vie urinarie, che è un esame non invasivo ma dipendente dall’esperienza dell’operatore. Se il sospetto di carcinoma persiste, si possono eseguire esami più invasivi come la cistoscopia o la ureteroscopia.
Trattamenti e prognosi
Bracarda ha spiegato che la maggior parte dei tumori vescicali si presenta in forma superficiale, limitandosi al rivestimento interno della vescica. Queste forme hanno una prognosi più favorevole e possono essere trattate con interventi endoscopici conservativi, come la resezione transuretrale. Le forme muscolo-infiltranti, invece, richiedono trattamenti più complessi, che possono includere chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Negli ultimi anni, si è registrato un crescente interesse per approcci conservativi, come la preservazione della vescica, che sono già in parte in uso e in parte in fase di validazione attraverso studi clinici.
Fattori di rischio e prevenzione
Tra i principali fattori di rischio per lo sviluppo del carcinoma uroteliale si trova il fumo di sigaretta, responsabile di almeno il 50% dei casi. Anche l’esposizione a sostanze chimiche, come i coloranti industriali, rappresenta un rischio, sebbene questo sia diminuito rispetto al passato. Attualmente, non esistono programmi di screening sistematico per il carcinoma uroteliale, ma l’ematuria deve essere considerata un segnale d’allerta, specialmente per chi è esposto a fattori di rischio. Bracarda ha sottolineato l’importanza di uno stile di vita sano, affermando che una corretta informazione e l’adozione di buone pratiche potrebbero ridurre l’incidenza dei tumori del 40%.
La campagna “Non girarci intorno” promossa dalla Siuro, in concomitanza con il Giro d’Italia, mira a sensibilizzare il pubblico su una malattia che è stata spesso trascurata. Bracarda ha concluso affermando che l’informazione è il primo passo verso la prevenzione, poiché solo attraverso la consapevolezza si può affrontare tempestivamente il problema.
