Gli screening per il colon retto rappresentano un metodo efficace per la diagnosi precoce di patologie, ma la loro diffusione rimane insufficiente. È cruciale avviare campagne di sensibilizzazione legate a eventi di grande richiamo per aumentare la partecipazione della popolazione.
La prevenzione oncologica e il ruolo degli screening
Il 23 giugno 2025, Carlo Garufi, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica del San Camillo Forlanini di Roma, ha sottolineato l’importanza della prevenzione nel campo oncologico. Secondo Garufi, la prevenzione si articola in tre livelli: primaria, secondaria e terziaria. La prevenzione primaria si concentra sulla riduzione del rischio di insorgenza dei tumori, mentre la secondaria si propone di intercettarli in fase precoce. Infine, la prevenzione terziaria mira a limitare le ricadute.
Garufi evidenzia che nel caso del colon, è possibile interrompere il processo che porta dall’adenoma al carcinoma, evitando così che un polipo benigno si trasformi in un tumore maligno. Questo approccio è raro in oncologia, ma rappresenta un’opportunità che non deve essere trascurata. In Italia, è disponibile uno screening gratuito per il sangue occulto nelle feci, rivolto a tutti i cittadini a partire dai 60 anni. Qualora il test risulti positivo, è prevista una colonscopia. Tuttavia, nonostante la semplicità della procedura, si registra una bassa adesione, soprattutto nel centro-sud Italia, dove meno del 30% della popolazione partecipa.
L’importanza delle campagne di sensibilizzazione
Garufi ha messo in evidenza un aspetto preoccupante: molte persone arrivano al pronto soccorso con tumori già avanzati o metastatizzati, patologie che avrebbero potuto essere evitate con diagnosi tempestive. I tumori identificati tramite screening tendono a essere in stadi precoci e quindi più trattabili attraverso la chemioterapia. In questo contesto, iniziative come “Non girarci intorno”, promossa da Merck in concomitanza con il Giro d’Italia, rivestono un’importanza fondamentale.
Garufi ha sottolineato che queste campagne sono preziose poiché collegano la prevenzione oncologica a eventi sportivi di grande visibilità. Il Giro d’Italia attira milioni di spettatori e, se anche una parte di questi si fermasse ad ascoltare messaggi sulla prevenzione, si potrebbero ottenere risultati significativi. L’esperto ha ribadito che il problema non è tanto l’accessibilità agli screening, quanto la consapevolezza della loro importanza. È necessario comunicare in modo semplice e diretto, e lo sport funge da veicolo efficace per diffondere tali messaggi, grazie al suo linguaggio universale.
Umanizzazione delle cure e informazione come parte della terapia
Garufi ha concluso il suo intervento con una riflessione sull’umanizzazione delle cure, un aspetto sempre più cruciale in oncologia: “Non si cura solo il tumore, ma la persona. È fondamentale ascoltare, essere chiari e presenti, anche quando non si può garantire una guarigione”. L’informazione, secondo Garufi, è parte integrante della cura e le campagne di sensibilizzazione, se ben progettate, costituiscono un tassello importante di questo processo.
