La leucemia linfatica cronica (Cll) si conferma come la forma più comune di leucemia, rappresentando il 30% di tutte le diagnosi nel settore. Secondo le stime, in Europa si registrano circa 4,92 nuovi casi ogni 100.000 abitanti all’anno. In Italia, nel 2024, sono stati previsti circa 2.750 nuovi casi. I sintomi principali includono l’ingrossamento dei linfonodi, anemia, piastrinopenia, febbre e affaticamento, con un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti, prevalentemente anziani con più di 70 anni, spesso affetti anche da altre malattie. La natura cronica della patologia può portare a recidive dopo il trattamento iniziale, rendendo essenziale la disponibilità di terapie di salvataggio per il controllo a lungo termine di questa neoplasia ematologica. Recentemente, la Commissione Europea ha approvato pirtobrutinib, un trattamento innovativo mirato per i pazienti adulti con leucemia linfatica cronica recidivante o refrattaria, precedentemente trattati con inibitori di Btk.
Caratteristiche della malattia
La leucemia linfatica cronica è caratterizzata da un’eccessiva proliferazione dei linfociti B nel sangue, nel midollo osseo e nei tessuti linfatici. Antonio Cuneo, direttore dell’Unità Operativa di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara, spiega che questo aumento di linfociti riduce lo spazio disponibile per i globuli bianchi sani, i globuli rossi e le piastrine, portando a una diminuzione di questi ultimi. La conseguenza è l’anemia e, in casi gravi, una scarsa coagulazione del sangue, con un rischio maggiore di emorragie ed ematomi. Cuneo sottolinea che la malattia presenta un decorso clinico molto variegato; molti pazienti non mostrano sintomi e vengono diagnosticati durante controlli per altre problematiche, spesso a causa di linfonodi ingrossati nel collo, nelle ascelle o all’inguine. In alcuni casi, la condizione può rimanere stabile per anni, senza necessità di trattamento, adottando la strategia di “watch and wait”, che prevede un monitoraggio attento fino a quando la malattia non diventa sintomatica o non progredisce. L’inizio della terapia è indicato da un significativo ingrossamento dei linfonodi o della milza, da un abbassamento dell’emoglobina o delle piastrine, accompagnato da sintomi legati all’anemia.
Evoluzione del trattamento
Alcuni pazienti, come evidenziato da Cuneo, presentano un decorso clinico più aggressivo. Negli ultimi anni, la gestione della malattia ha visto notevoli miglioramenti grazie all’introduzione di marker prognostici e nuovi trattamenti, oltre a progressi nelle terapie di supporto. Oggi, salvo rare eccezioni, il trattamento della leucemia linfatica cronica non prevede più la chemioterapia, offrendo vantaggi significativi per i pazienti. Le terapie chemio-immunologiche utilizzate in passato si sono dimostrate meno efficaci rispetto alle moderne opzioni biologiche e presentavano importanti effetti collaterali, come l’immunosoppressione prolungata e il rischio di sviluppare secondi tumori ematologici. L’introduzione di farmaci come gli inibitori covalenti di Btk e di Bcl-2 ha rappresentato un grande passo avanti. Anche i pazienti che necessitano di un trattamento immediato possono ora condurre una vita normale grazie a terapie mirate, che devono essere somministrate in centri specializzati di ematologia, come quelli presenti in Emilia Romagna, dove si registrano annualmente circa 185 nuovi casi di leucemia linfatica cronica.
Risultati degli studi clinici
Con l’arrivo di pirtobrutinib, un inibitore non covalente di Btk, è possibile ottenere risposte positive in un’alta percentuale di pazienti, mantenendo la malattia sotto controllo per periodi prolungati. Nello studio clinico Bruin Cll-321, il farmaco ha dimostrato di ridurre il rischio di progressione della malattia o di morte del 46%, con un tempo medio prima del successivo trattamento di circa 2 anni. L’importanza dell’approvazione europea di pirtobrutinib è evidente, poiché risponde a una necessità clinica ancora insoddisfatta nei pazienti già sottoposti a inibitori di Btk, grazie a un meccanismo d’azione potente e altamente selettivo.
Approvazione e impatto del farmaco
L’approvazione della Commissione Europea è supportata dai risultati dello studio clinico Bruin Cll-321, il primo trial randomizzato di fase 3 nella leucemia linfatica cronica condotto esclusivamente su pazienti già trattati con un inibitore di Btk. L’endpoint primario, la sopravvivenza libera da progressione (Pfs), è stato raggiunto al momento stabilito per l’analisi primaria, il 29 agosto 2023, secondo la valutazione di un comitato indipendente. I risultati hanno mostrato che pirtobrutinib è risultata superiore alle combinazioni di idelalisib più rituximab o bendamustina più rituximab, utilizzate nel braccio di controllo. L’analisi aggiornata del 29 agosto 2024 ha confermato una riduzione del rischio di progressione della malattia o di morte del 46% rispetto ai trattamenti di controllo. Questi dati sono stati coerenti tra i vari sottogruppi analizzati, inclusi pazienti con prognosi sfavorevole. Inoltre, il tempo medio per il successivo trattamento o la morte è stato di 24 mesi, rispetto agli 11 mesi del braccio di controllo, mostrando un miglioramento significativo. Il profilo di sicurezza di pirtobrutinib si è mantenuto coerente con studi precedenti, evidenziando eventi avversi come neutropenia, fatica, diarrea, anemia, eruzione cutanea ed ecchimosi.
Nuove prospettive terapeutiche
Elias Khalil, General Manager di Lilly Italy Hub, ha dichiarato che questa nuova indicazione offre un’opzione terapeutica innovativa per gli adulti con leucemia linfatica cronica recidivante o refrattaria, rispondendo a un’esigenza clinica fondamentale. Lilly è impegnata a promuovere rapidamente lo sviluppo di pirtobrutinib, continuando a fornire nuovi trattamenti ai pazienti con tumori ematologici. Pirtobrutinib ha già ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata dalla Commissione Europea per il trattamento dei pazienti adulti con linfoma mantellare recidivante o refrattario, e sono in corso richieste per ulteriori indicazioni a livello globale.
