Il 8 maggio 2025, durante il 29esimo Congresso Nazionale del Cipomo, tenutosi a Firenze, è stata presentata un’indagine che evidenzia l’impatto della burocrazia sulla professione degli oncologi in Italia. Secondo lo studio intitolato “Oncology and the Administrative Burden: an Italian Survey”, condotto su un campione di circa 200 oncologi, si stima che il 40% del loro tempo lavorativo sia dedicato a compiti amministrativi, un dato preoccupante che potrebbe influenzare negativamente l’assistenza ai pazienti.
Il peso della burocrazia sugli oncologi
L’indagine, promossa da Isheo, La Lampada di Aladino-Ets e Cipomo, mette in luce come il carico burocratico stia crescendo in parallelo con i progressi nella ricerca e nelle terapie oncologiche. Questo aumento della burocrazia non solo rallenta l’attività clinica, ma genera anche inefficienze e costi evitabili, senza compromettere la qualità delle cure. La maggior parte degli oncologi coinvolti nello studio ha dichiarato di sentirsi sopraffatta dalla mole di compiti amministrativi, che include la gestione di modulistica complessa e la risoluzione di problemi informatici.
Il profilo degli oncologi partecipanti all’indagine rivela un’età media di 48,9 anni, con un’ampia distribuzione tra diverse strutture ospedaliere. Circa il 60% degli oncologi opera in unità con letti di degenza ordinaria, segno di un’attività assistenziale intensa e continua. Questo scenario suggerisce che, nonostante gli sforzi per migliorare le cure, il tempo dedicato alla burocrazia potrebbe limitare le opportunità di interazione diretta con i pazienti.
Le conseguenze sulla relazione medico-paziente
Luisa Fioretto, presidente del Cipomo e direttrice del Dipartimento Oncologico dell’Ausl Toscana Centro, ha sottolineato che il lavoro di un oncologo va ben oltre la diagnosi e la terapia. Le attività cliniche si affiancano a impegni come la partecipazione a team multidisciplinari, la formazione continua e la ricerca. Tuttavia, gran parte del tempo è spesa in pratiche burocratiche, come richieste alla farmacia ospedaliera e gestione dei dati clinici, ritenute gravose da una larga fetta degli oncologi.
Davide Petruzzelli, autore dello studio e presidente de La Lampada di Aladino Ets, ha evidenziato che il 62,5% degli oncologi desidera più tempo da dedicare alla comunicazione con i pazienti. Questo desiderio è alimentato dall’aumento della consapevolezza e della partecipazione dei pazienti nelle decisioni terapeutiche. La relazione di cura, che costituisce il cuore del lavoro medico, risulta indebolita a causa delle pressioni burocratiche.
Il rischio di burnout tra gli oncologi
Oltre alle difficoltà pratiche, il carico burocratico ha ripercussioni anche sulla salute mentale degli oncologi. Rosarita Silva, presidente del congresso e direttrice della Struttura Complessa di Oncologia Medica all’ospedale di Fabriano, ha avvertito che lo stress e la mancanza di significato nel lavoro quotidiano possono aumentare il rischio di burnout. Questa sindrome, riconosciuta a livello internazionale, si manifesta attraverso esaurimento energetico, distacco emotivo e perdita di efficacia personale.
In un contesto come quello oncologico, dove il supporto psicologico è fondamentale, è essenziale prestare attenzione al benessere dei professionisti. Fioretto ha concluso che il benessere dei pazienti è strettamente legato a quello dei medici. Affrontare il problema del carico amministrativo è cruciale per migliorare l’efficienza del sistema sanitario e garantire cure di qualità. Riorganizzare e semplificare i processi burocratici appare quindi una necessità imprescindibile per il futuro dell’oncologia in Italia.
