Vaccino anti-Rsv, Andreoni (Simit): “Somministrazione in base a età e rischio clinico”

Il Giappone estende la somministrazione del vaccino anti-Rsv agli adulti a rischio, promuovendo un approccio basato sul rischio clinico per migliorare la salute pubblica.

Il recente riconoscimento da parte delle autorità giapponesi di somministrare il vaccino anti-Rsv (virus respiratorio sinciziale) anche agli adulti di età compresa tra i 18 e i 49 anni, a rischio di sviluppare forme gravi della malattia, rappresenta un cambiamento significativo nel panorama della salute pubblica. Questa decisione, comunicata il 25 giugno 2025, è stata accolta con favore da esperti del settore, tra cui Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), che ha sottolineato l’importanza di un approccio basato sul rischio clinico piuttosto che sull’età anagrafica.

Il significato della decisione giapponese

La scelta del Giappone di ampliare la platea dei destinatari del vaccino anti-Rsv rappresenta un passo avanti nella lotta contro questo virus, che causa un numero significativo di ospedalizzazioni e decessi, in particolare tra le persone vulnerabili. Andreoni ha evidenziato come, fino a questo momento, le raccomandazioni per la vaccinazione si fossero concentrate principalmente su due categorie: gli anziani fragili, sopra i 75 anni, e le persone con comorbidità significative sopra i 60 anni. Tuttavia, questa visione ha trascurato un gruppo importante di individui più giovani, sotto i 50 anni, che presentano gravi condizioni di salute, come pazienti oncologici, diabetici e nefropatici.

Il direttore scientifico di Simit ha chiarito che, sebbene la maggior parte delle complicazioni legate all’Rsv riguardi gli anziani, una parte consistente delle ospedalizzazioni colpisce anche i soggetti più giovani con gravi patologie. In Italia, si stimano circa 20.000 ospedalizzazioni all’anno a causa di questo virus, con circa 1.800 decessi, la maggior parte dei quali tra gli anziani, ma non trascurabili anche tra i giovani a rischio.

Un appello alle agenzie regolatorie globali

Andreoni ha espresso la speranza che la decisione del Giappone possa fungere da esempio per altre agenzie regolatorie a livello globale, spingendole a rivedere le proprie linee guida in materia di vaccinazione. L’esperto ha affermato che, se si considerasse il rischio clinico piuttosto che l’età, la prevenzione sarebbe più efficace e mirata. La vulnerabilità clinica di un individuo, indipendentemente dalla sua età, dovrebbe essere il criterio principale per determinare la necessità di vaccinazione contro l’Rsv.

Secondo Andreoni, l’approccio attuale, che si basa principalmente sull’età, potrebbe non essere sufficiente a proteggere adeguatamente le persone più giovani ma vulnerabili. La decisione giapponese, pertanto, non solo rappresenta un cambiamento nelle raccomandazioni vaccinali, ma offre anche un’opportunità per una riflessione più ampia su come affrontare le malattie infettive in modo più inclusivo e scientificamente fondato.

In tal modo, le autorità sanitarie di tutto il mondo sono chiamate a considerare il valore della vaccinazione contro l’Rsv per le persone giovani con condizioni di salute preesistenti, riconoscendo l’importanza di un approccio personalizzato alla salute pubblica.

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