Tumore alla prostata: dall’Asco emergono aggiornamenti sulle terapie avanzate

Presentati a Chicago risultati promettenti su darolutamide e radio-223 dicloruro, che migliorano la qualità di vita dei pazienti con tumore alla prostata metastatico.

Presentati a Chicago i risultati di recenti studi che evidenziano come l’uso di darolutamide e delle combinazioni terapeutiche a base di radio-223 dicloruro possano migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti affetti da metastasi ossee. Questi dati sono stati resi noti durante il congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), che si è svolto il 2 giugno 2025, e hanno suscitato un notevole interesse tra i professionisti del settore.

Il tumore della prostata in Italia

Il tumore della prostata rappresenta la forma più comune di neoplasia tra gli uomini over 50, colpendo un uomo su otto nel nostro Paese. Secondo le stime fornite dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dall’AIRTUM, nel 2024 sono stati registrati circa 40.192 nuovi casi. Questi dati sono stati raccolti nel volume “I Numeri del cancro in Italia 2024”, che evidenzia anche un aumento della sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, attestata al 91%. I pazienti oncologici, in particolare quelli affetti da cancro alla prostata, cercano costantemente terapie che possano non solo prolungare la vita, ma anche migliorarne la qualità, riducendo i sintomi e il dolore associato alla malattia.

I risultati degli studi presentati all’ASCO

Durante il congresso di Chicago, è emerso che l’aggiunta di darolutamide a una terapia di deprivazione androgenica ha portato a un miglioramento clinicamente significativo della qualità di vita nei pazienti affetti da tumore alla prostata metastatico sensibile alla castrazione. Questo significa che i pazienti hanno riportato un ritardo nell’insorgenza di sintomi dolorosi e urinari, insieme a un miglioramento del benessere generale. I risultati di uno studio di Fase 3, denominato Aranote, hanno mostrato che i pazienti trattati con darolutamide e terapia di deprivazione androgenica hanno visto un miglioramento nel punteggio del Functional Assessment of Cancer Therapy-Prostate (FACT-P), con un aumento della mediana di 16 mesi rispetto agli 11 mesi di chi riceveva solo placebo.

Orazio Caffo, direttore di Oncologia presso l’Ospedale Santa Chiara di Trento, ha sottolineato l’importanza di questi risultati, evidenziando come darolutamide non solo estenda la sopravvivenza libera da progressione, ma contribuisca anche a ritardi significativi nel deterioramento della qualità della vita dei pazienti.

Nuove prospettive con radio-223 dicloruro

All’ASCO sono stati presentati anche i risultati di studi clinici riguardanti l’uso di radio-223 dicloruro nei pazienti con carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione. Questo radiofarmaco, il primo del suo genere approvato per questa condizione, ha mostrato risultati promettenti. L’aggiunta di radio-223 a enzalutamide, un inibitore della via del recettore degli androgeni, ha dimostrato di migliorare alcuni parametri indicativi dell’attività tumorale. In particolare, è stata osservata una riduzione del 31% del rischio di progressione o morte rispetto all’uso di enzalutamide da solo.

Ugo De Giorgi, direttore dell’Oncologia Universitaria presso l’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, ha commentato che questi risultati incoraggiano l’adozione di terapie combinate, che potrebbero offrire nuove opzioni di trattamento per i pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione.

Il futuro della ricerca oncologica

Un ulteriore studio di Fase 2, denominato Comrade, ha dimostrato che la combinazione di olaparib con radio-223 dicloruro ha significativamente migliorato la sopravvivenza libera da progressione radiologica nei pazienti con carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione. Christine Roth, Vicepresidente Esecutivo di Bayer, ha dichiarato che questi risultati rappresentano un passo importante nella ridefinizione delle cure per il carcinoma della prostata, evidenziando l’impegno dell’azienda nel fornire terapie innovative in grado di soddisfare le esigenze dei pazienti oncologici e migliorare la loro esperienza terapeutica complessiva.

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